Per una questione procedurale risulta inefficace il sequestro delle due ville appartenenti a Giuseppe Setola, il killer del clan dei casalesi, arrestato nel gennaio 2009, ritenuto il leader del “gruppo di fuoco” che si macchiò di decine di omicidi nel 2008, tra cui la strage degli immigrati a Castel Volturno. – continua sotto –
Il provvedimento di sequestro delle due ville, in cui vivono tuttora la figlia e i suoceri di Setola, era stato disposto sulla base della sentenza di condanna a 28 anni nei confronti di Setola, divenuta definitiva nel 2021, e relativa al duplice omicidio di Nicola Baldascino e Antonio Pompa. Per la Procura i due immobili, non accatastati e dunque abusivi, sarebbero stati realizzati dal camorrista con i proventi delle estorsioni.
Dopo il sequestro degli immobili, avvenuto nel novembre scorso da parte dei carabinieri, su disposizione della Corte di Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, i legali di Setola e dei suoi familiari – gli avvocati Paolo Di Furia e Mario Griffo – hanno però sollevato questione di incompetenza funzionale, facendo notare che la normativa attuale ritiene competente il tribunale che per ultimo ha pronunciato sentenza definitiva di condanna. La sentenza da prendere in considerazione per radicare la competenza su sequestro e confisca, pertanto, non era quella emessa dalla Corte d’Assise sammaritana sul duplice omicidio, divenuta irrevocabile nel 2021, ma il verdetto del gup di Napoli emesso nel maggio 2022 e divenuto definitivo nel successivo mese di ottobre, relativo ad un fatto diverso dal duplice delitto (omicidio di Luigi Mosvaldo Caterino, per cui Setola ha avuto 30 anni).
Gli avvocati hanno anche eccepito che Setola e i suoceri avevano capacità reddituale, avevano dunque i soldi per acquistare a fine anni ‘90 i terreni, che non sarebbero stati quindi comprati con i proventi delle estorsioni, e che inoltre le ville sono state costruire in un secondo momento. – continua sotto –
La Corte d’Assise si è quindi dichiarata incompetente e ha inviato gli atti al Tribunale di Napoli, che ieri, tramite il giudice per le indagini preliminari, Gianluigi Visco, in qualità di giudice dell’esecuzione, ha stabilito l’inefficacia del sequestro e l’inammissibilità della richiesta di confisca, sottolineando inoltre come la Procura di Napoli avrebbe potuto comunque richiedere il sequestro al gip dopo l’invio degli atti da parte della Corte d’Assise, avvenuto l’8 gennaio, ma il termine di venti giorni è trascorso senza alcuna richiesta del pubblico ministero. Da qui la restituzione degli immobili ai familiari di Setola, detenuto al 41 bis nel carcere Opera di Milano dove deve scontare numerosi ergastoli.