Napoli – “Noi cerchiamo giustizia perché sicuramente qualcosa non ha funzionato. Ciò che è strano è che stavano in un’auto da provare, su una Tangenziale e non con persone esperte e tute ignifughe. Così, buttati allo sbaraglio. Con prove assurde che secondo me si fanno in laboratorio, in una pista”. E’ la denuncia di Rosaria Corsaro, la mamma di Fulvio Filace, lo studente che a giugno morì nell’incendio di un’auto sperimentale insieme alla ricercatrice dell’Istituto Stems del Cnr, Maria Vittoria Prati. Oggi ha ricevuto la laurea magistrale alla memoria in Ingegneria Meccanica per l’energia e l’ambiente dall’Università di Napoli “Federico II”. – continua sotto –
In un’aula gremita di studenti, con i familiari in prima fila, tanta commozione. Mancava poco a Fulvio, studente brillante: era impegnato in alcune ore di tirocinio per poi giungere al traguardo della laurea. A tratteggiare un breve profilo di Fulvio, il coordinatore del corso di laurea magistrale Imea e suo tutor, Fabio Bozza. “Era un appassionato di motori, molto attento al suo lavoro”, ha detto, mentre Giuseppe Mazzucco rappresentante degli studenti ha ricordato il suo “sorriso affettuoso”.
A prendere la parola, poi, la madre Maria Rosaria Corsaro: “Oggi Fulvio sarebbe stata la persona più felice del mondo perché si sarebbe avverato il primo dei suoi sogni: la laurea per poi correre nella vita lavorativa. Sarebbe stato orgoglioso di se stesso e sicuramente avrebbe anche ringraziato la sua famiglia per averlo sempre sostenuto e incoraggiato”. E con voce rotta ha proseguito: “Sono fermamente convinta che anche se una persona non c’è più, tutto quello di bello che ci ha lasciato non può finire qui. E che comunque le sue idee, la sua coscienza e intelligenza vivono in ognuno di noi, in tutti quelli che lo hanno amato e apprezzato”.
Tra il pubblico presente anche Maria Bianca Vaglieco, direttrice Istituto di Scienze e Tecnologie per l’Energia e la Mobilità Sostenibili (Stems) del Cnr. Al termine della cerimonia la madre di Fulvio ha consegnato un segnalibro con su un frase del figlio: “Un uomo si giudica dalle sue opere e ciò che facciamo in vita riecheggia per l’eternità”. – continua sotto –
“E’ stata una tragedia immane. Non ho parole. Le posso assicurare che andremo fino in fondo perché questa è una cosa inimmaginabile”, ha detto il rettore Matteo Lorito, parlando con la mamma di Fulvio. Ai cronisti ha poi aggiunto: “I ragazzi vengono da noi per essere accompagnati e lanciati verso il futuro non certo per trovarsi in situazioni come quella che abbiamo visto. Noi ancora non sappiamo cosa sia successo, non riusciamo ancora ad avere informazioni ma siamo più decisi che mai ad andare fino in fondo perché gli sforzi che facciamo per questi ragazzi, per dare loro la possibilità anche di scoprire il mondo della ricerca non possono finire in questo modo”. E a chi gli chiede se si costituirà parte civile al processo, il rettore ha detto: “Certo. Aspettiamo che le cose vengano messe in chiaro. Se ci sono responsabilità andremo fino in fondo. Saremo con la famiglia. Anche noi siamo parte lesa: era ed è un nostro studente”.