La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Salerno ha dato esecuzione ad un provvedimento emesso dal Tribunale di Salerno – Sezione Riesame – con il quale è stato disposto il sequestro preventivo, nella forma diretta e per equivalente, per un valore pari a circa 43 milioni di euro, a carico dell’imprenditore Giovanni Attanasio, 64 anni, riformando così l’iniziale provvedimento di rigetto parziale emesso dal gip il 4 dicembre 2023. – continua sotto –
Le attività investigative, condotte congiuntamente dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Salerno e dalla Compagnia di Battipaglia, su coordinamento della Procura salernitana, s’inquadrano nel più ampio contesto degli approfondimenti condotti sul gruppo di società riconducibile ad Attanasio, sottoposto agli arresti domiciliari, operante principalmente nei servizi di pulizia, facchinaggio e logistica, il quale si sarebbe avvalso di una serie di cooperative da cui avrebbe ricevuto, nel periodo compreso dal 2013 al 2019, fatture per operazioni inesistenti per circa 175 milioni di euro, traslando in capo a quest’ultime gli obblighi fiscali, di fatto mai adempiuti, riferiti ai rapporti commerciali poste in essere con terzi clienti.
In tale ambito, era stato già eseguito, lo scorso 13 dicembre, il provvedimento di accoglimento parziale emesso dal gip per un importo complessivo di 34 milioni di euro, per i reati tributari di dichiarazione infedele ai fini delle imposte sui redditi ed Iva, omessa dichiarazione, omesso versamento delle ritenute e dell’imposta sul valore aggiunto nei confronti delle cooperative, non ritenendo, invece, sussistenti le ipotesi di false fatturazioni nei rapporti intercorrenti tra la “Natana.Doc S.p.a.” e le cooperative.
A seguito dell’impugnazione del provvedimento di rigetto, il Tribunale del Riesame ha condiviso quasi interamente, ovviamente allo stato delle investigazioni che vertono ancora in fase di indagini preliminari, l’originario impianto accusatorio della Procura, secondo cui gli indagati avrebbero conseguito un illecito profitto attraverso un duplice schema evasivo, trasformando così il costo del lavoro, come tale non sottoponibile ad Iva, in prestazione di servizi. – continua sotto –
In un caso, stando alle risultanze investigative, le società cooperative assumevano direttamente l’incarico dal committente, utilizzando forza lavoro della “Natana.Doc S.p.a.”, consentendo a quest’ultima di avvantaggiarsi dell’interposizione di soggetti che, a breve distanza temporale, cessavano la loro attività, senza assolvere i previsti obblighi dichiarativi. In altri casi, invece, la società, ottenuto l’appalto di servizio dal committente finale, avrebbe sub-appaltato alle cooperative, utilizzando forza lavoro posta alle sue dirette dipendenze, ma facendo risultare cartolarmente una prestazione di servizi soggetta ad Iva fornita dal subappaltatore.
La forza lavoro sarebbe rimasta, quindi, sempre riconducibile alla “Natana.Doc S.p.a.” che, in base allo schema utilizzato, sarebbe stata parte occulta dell’appalto stipulato tra cooperative e committente ovvero avrebbe assunto l’appalto per poi sub-appaltare fittiziamente la prestazione alle cooperative. Tali meccanismi fraudolenti avrebbero consentito di ottenere, oltre che un indebito risparmio fiscale, un vantaggio concorrenziale sul mercato, permettendo di applicare prezzi inferiori a quelli praticati da imprese operanti nel medesimo settore.
Delle condotte, secondo la pronuncia del Riesame, in attesa di giudizio definitivo in dibattimento, che configurerebbero i reati di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture false e mediante altri artifici. All’esito dell’intera attività, dunque, è stato disposto il sequestro per una somma complessiva di circa 77 milioni di euro.