Aversa, il medico Giuseppe Capone investito e ucciso: il 22 maggio la sentenza

di Antonio Taglialatela

Aversa (Caserta) – E’ prevista per il 22 maggio la sentenza del processo sulla morte di Giuseppe Capone, il 32enne medico aversano investito e ucciso, il 7 gennaio 2019, da un’auto guidata da un giovane del posto, in via Salvo D’Acquisto, nelle vicinanze del palazzetto dello sport. – continua sotto –  

A carico dell’imputato, Sergio Maria Di Meo, 23 anni, all’epoca dei fatti 18enne e neopatentato, che in quella tragica serata conduceva una Mini Cooper, con a bordo alcuni amici, il pubblico ministero della Procura di Napoli Nord ha chiesto tre anni e sei mesi di reclusione per omicidio stradale e l’assoluzione per l’altra accusa di omissione di soccorso.

Richiesta di condanna formulata lo scorso 14 febbraio quando in aula hanno preso la parola i legali della famiglia della vittima, costituitasi parte civile, gli avvocati Goffredo Grasso del foro di Santa Maria Capua Vetere, che assiste i coniugi Gaspare Capone e Sandra Motti, genitori di Giuseppe, e Silvio Ciniglio del foro di Napoli, che assiste la sorella della vittima, Alessandra. Nell’udienza di oggi, invece, si sono espressi i legali della difesa, rappresentata dagli avvocati Alfonso Quarto e Giuseppe Stellato, dopodiché il giudice ha fissato la prossima seduta al 22 maggio, quando sarà pronunciato il verdetto.

Una vita, quella di Giuseppe Capone – figlio del dottor Gaspare Capone, anch’egli medico, ginecologo in pensione dopo aver lavorato all’ospedale di Caserta, e della professoressa Sandra Motti – breve ma caratterizzata da dignità, studio, amore verso gli uomini e gli animali e da quella modestia oggi da ritenere un “patrimonio inarrivabile”. – continua sotto –  

Il suo ricordo nel tempo ha varcato anche i confini nazionali: in Tanzania, a Bujango, nella regione di Kagera, è stato costruito un poliambulatorio con l’aiuto di due onlus campane, Cantiere Missionario e Obiettivo Cuore Abc, e l’apporto economico della famiglia del medico. Una scelta dettata dal desiderio espresso da Giuseppe di volersi recare in Tanzania dove da anni è di casa il cardiochirurgo aversano Giuseppe Caianiello, che, dopo il pensionamento, ha scelto di mettere la propria professionalità al servizio di chi ha bisogno, compiendo frequenti viaggi in quelle terre.

A Giuseppe è stata dedicata anche un’aiuola con una panchina bianca, in via D’Acquisto, teatro della tragedia, realizzata con il patrocinio del Comune di Aversa e voluta dalla famiglia del medico per commemorare tutte le vittime della strada.

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