Aversa, quel lampione di Via Gemito che “rispecchia” la politica degli ultimi decenni

di Antonio Arduino

Aversa (Caserta) – Dopo aver aspettato due anni per avere la sostituzione di una lampadina in un lampione non funzionante di via Gemito, la storia si ripete. Quel lampione, la cui inefficienza è stata segnalata più volte da un residente in uno dei condomini affacciati sulla strada, informando di persona anche i dipendenti comunali che lavorano nell’ufficio preposto, torna a essere spento. Ciò a dimostrazione della caratteristica, ormai acquisita, di Aversa di essere la città che non cambia, anzi che non vuole cambiare. – continua sotto – 

La dimostrazione non è solo il lampione spento che non si riesce a mettere in funzione né l’orologio posto sull’Arco dell’Annunziata che è la porta d’ingresso, l’immagine più nota della città, che per mancanza del meccanismo preposto al funzionamento, mandato da qualche parte per essere riparato non è tornato più indietro, così è fermo da anni segnando sempre la medesima ora, ma anche perché i personaggi che si propongono ad ogni elezione amministrativa sono sempre gli stessi, anche se con qualche piccolo cambiamento legato alla presenza di nuovi gregari portatori di voti.

Un esempio? Nei primi anni ‘70, quando personalmente sono diventato cittadino aversano, uno dei candidati alle elezioni comunali era Giuseppe Stabile, dopo 50 anni sarà di nuovo presente, con grande probabilità, alle prossime elezioni amministrative formando magari una nuova lista con la speranza di essere ancora una volta eletto e magari di far parte del gruppo di comando visto che sembra che la destra abbia i numeri per vincere la gara elettorale del prossimo giugno. Stesso discorso, per fare un altro esempio di Aversa che non cambia, è Paolo Santulli, che però, a differenza di Stabile, dalla politica locale ha ottenuto qualcosa guadagnando un seggio al Parlamento quando è stato coerente nella scelta del partito.

Di esempi di politici ce ne sarebbero molti, alcuni che ritornano dopo un lungo periodo di oblio ed altri che cercano di guadagnare gli spazi lasciati da quelli che proprio non sono riusciti a dare dimostrazione della loro capacità di convincere gli elettori per ottenere i voti necessari ad occupare un posto nel parlamento comunale. Entrambi i gruppi, però, affermano, come avveniva 50 e passa anni fa, che la loro discesa in campo era una scelta fatta per cambiare il volto della città annunciando di affrontare, e magari risolvere, problemi ricorrenti in campagna elettorale quali l’utilizzo della Maddalena, applicare il criterio di occupazione zero del solo comunale e quello di migliorare i servizi.

Tutte cose che, nel corso di mezzo secolo, abbiamo visto peggiorare perché la sicurezza è diventata un’opzione, lo spreco di denaro pubblico una scelta fissa per realizzare qualcosa che forse non era necessaria come il rifacimento delle aiuole di via Raffaello dove bastava sistemare l’esistente per ridurre la spesa e dare un aspetto migliore alla città. Ma forse questo è chiedere troppo per aspiranti consiglieri comunali che dichiarano “amore per la città” soltanto in periodo elettorale dimenticandola nell’intervallo tra un’elezione e l’altra, tra un commissario prefettizio e l’altro.

Analizzando le posizioni economiche-occupazionali dei candidati prima e dopo l’eventuale elezione, si ha la sensazione che ciascuno abbia pensato solo al proprio orticello, dimenticando di essere innanzitutto un cittadino di Aversa che, prima di raggiungere il Consiglio comunale, lamentava tante inefficienze che ha lasciato così com’erano quando ha avuto la possibilità di intervenire per modificarle. Ecco perché ad Aversa la musica non cambia ma, sia pure solo in parte, i suonatori sì che, però, quasi subito imparano a leggere lo spartito adeguandosi al sistema.

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