Grande commozione, domenica pomeriggio, nella chiesa di San Giovanni Evangelista di Teverola (Caserta) dove si sono celebrati i funerali di Nicola Barbato, il poliziotto originario di Gricignano e residente tra Carinaro e Teverola, medaglia d’oro al valor civile. Presente il capo della Polizia di Stato, Vittorio Pisani, insieme a numerose autorità civili e militari. – continua sotto –
Vice Sovrintendente in quiescenza della Polizia, da circa nove anni Barbato era costretto ad una sedia a rotelle dopo essere rimasto gravemente ferito dopo un colpo d’arma da fuoco esploso da un camorrista. E’ morto sabato scorso, all’età di 61 anni, in seguito agli effetti di una polmonite.
“Onoreremo il suo sacrificio” – Nel suo intervento Pisani, che aveva lavorato con Barbato alla Squadra Mobile di Napoli, rivolgendosi alla moglie Angelina, ha detto: “Accoglieremo i tuoi figli come i nostri figli, come solo la grande famiglia della Polizia di Stato sa fare”. Ricordando un’intervista di Nicola, in cui diceva che si può vivere anche senza gambe, il capo della Polizia ha aggiunto: “Noi abbiamo il dovere di far girare sulle nostre gambe il suo esempio, se ognuno di noi nel quotidiano servizio riuscirà a far camminare sulle proprie gambe la gioia e la dedizione di Nicola per il suo lavoro, onoreremo oggi e per sempre il suo sacrificio”.
Il cordoglio delle istituzioni – Numerosi i messaggi di cordoglio da parte delle più alte istituzioni. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ne ha ricordato “l’esempio di coraggio e lo spirito di servizio”. “Barbato – ha detto Fontana – è stato un grande poliziotto, un grande italiano, un grande padre che ha onorato la divisa e il Paese. Il mio pensiero e un abbraccio commosso alla famiglia, in particolare alla moglie e ai figli, e a tutta la Polizia di Stato. Mai dimenticheremo quanto Barbato ha fatto per l’Italia e per la difesa della legalità”. Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha ricordato “il grande esempio di amore per la legalità e dedizione verso lo Stato di Barbato”. Esprimendo “il cordoglio, mio personale e del Senato della Repubblica, ai suoi familiari e a tutto il Corpo di Polizia”. – continua sotto –
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha reso onore a Barbato ricordando il suo impegno e la sua determinazione nella lotta al crimine. Così come il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni: “La sua scomparsa ci addolora: nessuno potrà mai dimenticare il coraggio dimostrato nell’adempimento del proprio dovere, teso alla tutela della legalità e della sicurezza della comunità. Perdiamo un poliziotto e un cittadino valoroso, capace di dare grande lustro alla Polizia e al nostro Paese”.
La vicenda – Il 25 settembre 2015 Nicola Barbato era in servizio antiracket, in borghese, in via Leopardi, nel quartiere Fuorigrotta di Napoli. Insieme ad un collega stava presidiando un negozio di giocattoli. Per non destare sospetti, i due agenti indossavano le divise dell’esercizio commerciale. All’improvviso un giovane aprì lo sportello e fece fuoco contro l’agente, ferendolo gravemente. Si trattava di Raffaele Rende, 28 anni, napoletano, arrestato il giorno dopo e successivamente condannato a 14 anni di reclusione in primo grado con rito abbreviato. Barbato rimase tra la vita e la morte per molti giorni, ma si salvò, restando purtroppo costretto ad una sedia a rotelle.
I figli diventati poliziotti – Un filo spezzato che, però, è stato idealmente ripreso dai figli di Barbato, Giovanna e Luigi, che hanno frequentato il corso e giurato, nei giorni scorsi, fedeltà alla Repubblica insieme ad altri figli vittime del dovere, del terrorismo e della criminalità organizzata che hanno storie simili alle spalle.