15 anni fa il terremoto a L’Aquila. Mattarella: “La piena ricostruzione è un dovere”

di Redazione

A L’Aquila un fascio di luce, acceso nel cortile centrale di Palazzo di città, ha illuminato la notte nel 15esimo anniversario del terremoto che il 6 aprile 2009 provocò 309 vittime, sconvolgendo la vita del capoluogo e di altri 55 comuni in Abruzzo. La commemorazione è proseguita con una fiaccolata attraversa la città, che ha toccato i luoghi più segnati della scossa delle 3.32.

“La piena ricostruzione della città e dei borghi è un dovere e un impegno da proseguire. Per ogni componente sociale, anzitutto per le Istituzioni. Così come tale è l’opera di riconnessione del tessuto sociale”. Così in una dichiarazione il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in ricordo del terremoto.

“L’Aquila è un modello, per la risposta che lo Stato ha dato fin dalla gestione dell’emergenza, passando per la ricostruzione fino alla rigenerazione degli ultimi anni, di cui si stanno vedendo i primi effetti”. Così la premier Giorgia Meloni per i 15 anni dal sisma. “Il governo è impegnato per dare sempre maggiori certezze. Un impegno, il nostro, che continueremo a portare avanti con grande attenzione per la città e le aree interne, territorio forte e orgoglioso che ha mostrato grande dignità nei momenti più difficili”, aggiunge.

La commemorazione è un appuntamento che negli anni è cambiato, evolvendosi  ma senza mai cessare di rappresentare un momento di riflessione, di condivisione e segno di rinascita per una comunità che guarda al futuro senza lasciare dietro il passato. A rappresentare il futuro due giovani aquilani entrambi nati nel 2009 e iscritti al conservatorio cittadino, chiamati ad accendere il braciere al Parco della Memoria al termine del percorso a piedi, partito da via XX Settembre, nei pressi del tribunale. Si tratta di Elisa Nardi, che per il suo percorso di formazione musicale ha intrapreso lo studio delle percussioni, e Tommaso Sponta, studente di violoncello. Memoria e futuro, come Vincenzo e Federico Vittorini, padre e figlio, entrambi voci simbolo tra i familiari delle vittime. “Questo è un momento in cui dobbiamo passare il testimone alle nuove generazioni. Il terremoto lo ha subito una comunità intera, specie i più giovani, su di loro dobbiamo investire per creare opportunità nuove all’interno della comunità”, sottolinea il più piccolo.

Quello che è successo all’Aquila può dire molto al resto della Penisola. “È una lezione che va colta in un momento in cui nel Paese si ricostruisce senza fare prevenzione, mentre nessuno pensa a ricostruire le nostre famiglie”, insiste il sindaco Sergio Bianchi che nel sisma ha perso un figlio.

Segue la fiaccolata l’accensione del braciere la lettura dei nomi delle 309 vittime, quindi la Messa in ricordo dei defunti celebrata dall’arcivescovo metropolita della città dell’Aquila Giuseppe Petrocchi, nella basilica delle Anime Sante. Infine, alle 3.32, i simbolici rintocchi.

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