Un business che testimonierebbe una sorta di sodalizio criminale tra la mafia nigeriana e il clan dei casalesi. E’ quello emerso dall’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Perugia e condotta dai carabinieri del comando provinciale umbro, che stamani ha portato all’arresto di 13 persone tra Umbria, Marche, Toscana e Campania, stroncando un traffico di droga per un giro d’affari stimato in 15 milioni di euro.
In tutto si parla di circa 250 chili di eroina, stoccata a Perugia e distribuita anche tra le province di Arezzo, Lucca, Pisa, Varese, Latina e Caserta. Complessivamente sono 24 gli indagati (10 finiti in carcere, 3 ai domiciliari, 11 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), dei quali 4 attualmente irreperibili e ricercati anche all’estero.
Dalle indagini sono scaturiti collegamenti tra una presunta associazione criminale di matrice nigeriana ed esponenti della criminalità organizzata campana con particolare riferimento ad un soggetto ritenuto di vertice del clan dei casalesi, raggiunto dal provvedimento cautelare nel carcere di Santa Maria Capua Vetere dove si trova detenuto per estorsione.
Avviata nei primi mesi dello scorso anno, l’attività investigativa costituisce l’ulteriore evoluzione – spiega in una nota la procura perugina guidata da Raffaele Cantone – di quelle concluse dal nucleo investigativo perugino a giugno e agosto del 2022 nel cui ambito erano stati raggiunti, tra provvedimenti cautelari e arresti in flagranza, 45 soggetti, sequestrati 24 chili di eroina e 150mila euro.
Dopo l’arresto di tre nigeriani con oltre un chilo e mezzo di eroina, i carabinieri sono riusciti ricostruire una rete di connazionali, stanziali a Perugia, e italiani, ritenuti in grado d’importare sul capoluogo umbro notevoli quantità di droga dall’estero. Il gruppo, definito unitario e piramidale, era solito utilizzare come base logistica un’abitazione presa in affitto nel centro città presso la quale sarebbero stati stoccati e rivenduti, in pochi mesi, centinaia di chili di droga. Attraverso di decine di pusher venivano quotidianamente alimentate le piazze di spaccio di Umbria, Toscana, Marche e Campania.
Gli sviluppi investigativi hanno permesso di appurare che il principale canale di rifornimento dello stupefacente per l’associazione era il nord Europa. IN ALTO IL VIDEO