Casa Montecarlo, condannati Gianfranco Fini e la compagna Elisabetta Tulliani

di Redazione

L’ex vicepremier Gianfranco Fini, è stato condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi, per riciclaggio, nel processo legato all’acquisto di un appartamento a Montecarlo. Condannati anche la compagna dell’ex leader di Alleanza Nazionale, Elisabetta Tulliani a 5 anni, il fratello di lei, Giancarlo, a 6 anni e il padre dei due, Sergio, a 5 anni.

La vicenda risale al 2008: la sentenza è arrivata dopo sette anni dall’inizio del processo. La Procura di Roma, nella precedente udienza, aveva sollecitato una condanna a otto anni di reclusione per Fini, che era presente in aula, e nove anni per la Tulliani. Dieci anni di reclusione erano stati chiesti, invece, per Giancarlo Tulliani, e cinque per il padre Sergio, tutti accusati di riciclaggio.

Al centro del processo la compravendita di un appartamento di 45 metri quadri nel centro del principato di Monaco, in boulevard Princesse Charlotte 14, lasciato in eredità nel 1999 dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale (l’allora partito guidato da Fini) e acquistato a giugno 2008, per 300mila euro, da una società offshore riferibile a Gianfranco Tulliani, la Printemps Ltd. A sua volta, nell’ottobre dello stesso anno, la Printemps lo “girava” per 330mila euro alla Timara Ltd, riconducibile a Elisabetta Tulliani. Secondo l’accusa, il prezzo di quest’ultima transazione sarebbe stato saldato con denaro di provenienza illecita appartenente a Francesco Corallo, imprenditore del settore delle slot machine. Rivenduto sul mercato nel 2015, lo stesso immobile fruttò 1 milione e 360mila dollari, con una plusvalenza di oltre un milione.

Una volta venuto a galla nel 2010, lo scandalo fu cavalcato per un’intera estate dai giornali, in particolare da quelli legati a Silvio Berlusconi, stroncando la carriera politica di Fini, allora fresco di scissione dal Popolo della Libertà e in rotta con lo stesso Berlusconi. L’ex presidente della Camera ha sempre sostenuto di non sapere chi fossero i veri acquirenti dell’immobile e di essere stato ingannato dalla moglie e dal cognato: una tesi sostenuta in giudizio anche dai suoi avvocati.

“Me ne vado più sereno di quello che si può pensare dopo sette anni di processi. L’unica cosa che ha impedito di assolvermi è l’autorizzazione alla vendita dell’appartamento”, ha commentato ai cronisti dopo la lettura del dispositivo. “Dopo tanto parlare, dopo tante polemiche, tante accuse, tanta denigrazione da un punto di vista politico sono responsabile di cosa? Di aver autorizzato la vendita. Non mi è ben chiaro in cosa consista il reato”, ha aggiunto. Per poi specificare poco dopo: “Non ho autorizzato la vendita dell’abitazione di Montecarlo ad una società riconducibile a Giancarlo Tulliani. Quando ho dato l’ok non sapevo chi fosse l’acquirente”.

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