Estradato in Italia e tratto in arresto un 33enne albanese accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio di Pasquale Guarino, imprenditore agricolo di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ucciso nella sua azienda il 23 settembre 2015 dai colpi di pistola esplosi da un rapinatore che era con due complici. Un delitto avvenuto alla luce del sole davanti a diverse persone e che, ad oggi, era rimasto senza un colpevole.
I carabinieri della Compagnia sammaritana, insieme alla Polizia di Frontiera Aerea di Fiumicino, hanno dato esecuzione ad un mandato d’arresto internazionale nei confronti del 33enne indagato per omicidio aggravato in concorso, rapina aggravata in concorso e tentata rapina aggravata in concorso. L’arresto è stato eseguito al termine di una fattiva e sinergica collaborazione, coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, tra i carabinieri della locale Compagnia l’Interpol e il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, che ha provveduto all’estradizione dell’indagato, localizzato in Inghilterra.
L’omicidio fu compiuto a Santa Maria Capua Vetere, in via Pozzilli, località Savignano, quando un gruppo di almeno tre uomini, nel tentativo di commettere una rapina ai suoi danni, lo colpiva, a seguito della resistenza opposta dalla vittima, con due colpi d’arma da fuoco che lo attingevano all’avambraccio destro e al petto, provocandone la morte, avvenuta poco dopo all’ospedale cittadino.
Attraverso l’analisi di intercettazioni telefoniche, immagini di telecamere presenti sulla vasta area del luogo del delitto, dei tabulati di traffico telefonico e delle dichiarazioni rese da alcune persone informate sui fatti, i carabinieri hanno ricostruito le fasi dell’omicidio, delineando le responsabilità del 33enne albanese quale autore degli spari, oltre a quelle di un altro indagato albanese, Roland Turshilla, 41 anni, già tratto in arresto lo scorso 10 agosto scorso, il quale, approfittando del rapporto di impiego che all’epoca dei fatti lo legava a Guarino, avrebbe assunto il ruolo di “basista” e fornito ai complici informazioni sugli spostamenti e sulle abitudini dell’imprenditore affinché potessero rapinarlo per impossessarsi di una cospicua somma di denaro, incassata dalla vittima poco prima al mercato ortofrutticolo di Maddaloni.