Aversa (Caserta) – Centinaia di attivisti si riuniranno, nel pomeriggio di sabato 18 maggio, alle ore 15, davanti alla stazione ferroviaria di Aversa, per un corteo pro Palestina che raggiungerà piazza Municipio.
Riceviamo e pubblichiamo la nota degli organizzatori: «76 anni fa, il 15 maggio 1948, la proclamazione unilaterale dello “Stato” sionista di Israele segnava il culmine della Nakba, la “Catastrofe” del popolo Palestinese. Già dal dicembre del 1947 le milizie sioniste: l’Haganà, le Palmach, l’Irgun e la cosiddetta “banda Stern”, che poi costituiranno l’IDF, l’esercito israeliano, avevano seminato il terrore nella Palestina storica. Alla fine della pulizia etnica del 1947/48 (la “pulizia del lievito”, venne definita dai leader sionisti) non meno di 750.000 palestinesi, oltre la metà della popolazione autoctona dell’epoca, vennero cacciati dalla propria terra e dalle proprie case dai colonizzatori sionisti. Oltre 400 villaggi furono rasi al suolo, 11 quartieri di città vennero svuotati dei loro abitanti palestinesi. E la pulizia etnica della Palestina continua imperterrita ancora oggi, con il genocidio in atto a Gaza a cui assistiamo in mondovisione da 7 orribili mesi.
Dal 7 ottobre 2023 ad oggi, questo massacro e questa devastazione a Gaza hanno ampiamente superato, in termini assoluti, quelli della Nakba del 1948. Una violenza e una furia bestiali senza precedenti, il cui unico intento è il totale annientamento di un popolo già da decenni costretto a vivere confinato nel più grande campo di concentramento a cielo aperto del mondo – ora diventato campo di sterminio -: la soluzione finale che il regime fascista israeliano invocava da anni, e che ora ha potuto finalmente mettere in atto con il benestare ed il supporto delle potenze imperialiste occidentali.
Sulla Striscia di Gaza, un lembo di terra in cui sono confinate 2 milioni e mezzo di persone in soli 365km2 – un territorio grande 1/3 della provincia di Napoli, per fare un paragone a noi vicino – dal 7 ottobre ad oggi, l’esercito dell’occupazione ha sganciato oltre 75 tonnellate di esplosivi, dalla potenza distruttiva pari a 5 bombe di Hiroshima. E quegli stessi ordigni di morte sganciati senza remora alcuna, a porre fine indistintamente alla vita di civili inermi, bambini, anziani, malati, medici, giornalisti e volontari, quegli ordigni di morte portano la firma di Stati Uniti d’America e dei paesi dell’Unione Europea, a incominciare dall’Italia. Un Occidente che invoca pace, dialogo e moderazione mentre continua ad arricchirsi sul sangue dei palestinesi, ad oggi oltre 42.000 vite spezzate.
In risposta a questi orrori, masse popolari in tutti i continenti, da Occidente a Oriente, dal Nord al Sud del mondo, si sono mobilitate in solidarietà con la Palestina e la sua azione di resistenza. Tra questi, un’intera nuova generazione di attivistə e militanti si è riversata nelle strade, nelle piazze e nelle università, per unirsi a quella che rappresenta la più grande lotta di liberazione dei nostri tempi. Questo in contrasto anche con i detrattori filo -sionisti che, tanto da destra quanto da una sedicente “sinistra”, dal governo e dall’opposizione, tentano in ogni modo di ‘normalizzare’ lo sterminio in corso e criminalizzare la Resistenza palestinese: sono quelli che ci diffidano dall’utilizzare termini come “genocidio”, il cui utilizzo è acclarato come pertinente e calzante per l’attuale sterminio a Gaza, così come dall’avvicinare la causa della Palestina alle lotte di liberazione del passato, coerentemente con quel pensiero neoliberale e reazionario per cui le sole resistenze buone sono quelle finite, ridotte a celebrazione e “addomesticate”, in fin dei conti incompiute e tradite, e che non sfidano gli interessi attuali dominanti.
Su questi presupposti, anche in Italia come in America e altrove, gli studenti si sono sollevati e continuano a sollevarsi contro la complicità delle istituzioni, governative e in primis accademiche, col genocidio a Gaza, trovandosi davanti solo porte sbarrate e manganelli. La risposta univoca del potere, dalla Columbia ad Harvard, da La Sapienza alla Federico II, è stata la repressione, e nel migliore dei casi l’indifferenza.
A distanza di 76 anni siamo sempre dalla stessa parte, attivistə di ieri e di oggi, la nostra bandiera è sempre la stessa: quella della liberazione e della resistenza. Per queste ragioni chiamiamo tuttə alla mobilitazione sabato 18 maggio ad Aversa, per un corteo a 76 anni dalla Catastrofe del ’48 e contro la nuova Catastrofe odierna, per una Palestina libera dall’occupazione sionista, nella sua interezza, dal Fiume Giordano al Mar Mediterraneo, e per il diritto al Ritorno di quei milioni di palestinesi della diaspora nella propria terra. Per la liberazione di Anan, Ali e Mansur dalle carceri italiane e la liberazione di ogni prigionierə palestinese nelle carceri israeliane e occidentali.
Come Comitato Spontaneo Aversa Con La Palestina riteniamo molto importante la chiamata di questo sabato 18, il nostro corteo chiuderà le iniziative per la settimana della Nakba organizzate dalla rete napoletana. Sarà un momento molto significativo per la nostra comunità, a 6 mesi esatti dal nostro primo corteo cittadino del 18 novembre 2023, scenderemo di nuovo in piazza qui ad Aversa, ma stavolta per una mobilitazione regionale dal più ampio respiro. In accordo con le altre realtà abbiamo voluto che la manifestazione fosse ad Aversa, perché crediamo nella necessità di riterritorializzare le lotte, anche fuori dai capoluoghi simbolici, valorizzando tutte quelle piccole realtà come la nostra che riteniamo avere un ruolo fondamentale nell’ecosistema delle lotte in ogni dove. Ringraziamo tutte le realtà che ci sostengono e ci stanno dando fiducia, ad iniziare dal Centro Culturale Handala Ali, cuore pulsante della comunità palestinese campana, e ai Giovani Palestinesi d’Italia, la più grande piattaforma nazionale e centro indiscusso delle mobilitazioni di questo ultimo anno in tutto il paese, e poi ancora tutto il cosmo variegato di realtà che compongono la Rete Napoli per la Palestina, indispensabili. La nostra più grande arma in questo momento è la nostra voce, facciamoci sentire, diffondiamo la chiamata alla mobilitazione!».