Aversa, il medico Giuseppe Capone investito e ucciso: condanna a 4 anni per automobilista

di Antonio Taglialatela

Aversa (Caserta) – Una condanna “deludente” per i familiari di Giuseppe Capone, il 32enne medico aversano investito e ucciso, il 7 gennaio 2019, da un’auto guidata dal giovane Sergio Maria Di Meo, in via Salvo D’Acquisto, nelle vicinanze del palazzetto dello sport.

All’oggi 23enne imputato – 18enne e neopatentato all’epoca dei fatti, che conduceva una Mini Cooper che non avrebbe potuto guidare per età, con a bordo alcuni amici – sono stati inflitti quattro anni per omicidio stradale colposo. A suo carico non è stata riconosciuta l’aggravante della velocità ed è stato assolto per l’omissione di soccorso. Una condanna comunque superiore rispetto alla richiesta di tre anni e sei mesi formulata dal pm.

La madre di Giuseppe, Sandra Motti, ha espresso tutta la sua amarezza: “4 anni, più 4 anni di sospensione patente. Siamo molto delusi perché non sono state date né l’aggravante velocità né l’omissione di soccorso”. Come legali della famiglia della vittima, costituitasi parte civile, hanno operato gli avvocati Goffredo Grasso del foro di Santa Maria Capua Vetere, che assiste i genitori di Giuseppe, e Silvio Ciniglio del foro di Napoli, che assiste la sorella della vittima, Alessandra. Nel collegio difensivo gli avvocati Alfonso Quarto e Giuseppe Stellato.

Una vita, quella di Giuseppe Capone – figlio del dottor Gaspare Capone, anch’egli medico, ginecologo in pensione dopo aver lavorato all’ospedale di Caserta, e della professoressa Sandra Motti – breve ma caratterizzata da dignità, studio, amore verso gli uomini e gli animali e da quella modestia oggi da ritenere un “patrimonio inarrivabile”. Il suo ricordo nel tempo ha varcato anche i confini nazionali: in Tanzania, a Bujango, nella regione di Kagera, è stato costruito un poliambulatorio con l’aiuto di due onlus campane, Cantiere Missionario e Obiettivo Cuore Abc, e l’apporto economico della famiglia del medico. Una scelta dettata dal desiderio espresso da Giuseppe di volersi recare in Tanzania dove da anni è di casa il cardiochirurgo aversano Giuseppe Caianiello, che, dopo il pensionamento, ha scelto di mettere la propria professionalità al servizio di chi ha bisogno, compiendo frequenti viaggi in quelle terre. A Giuseppe è stata dedicata anche un’aiuola con una panchina bianca, in via D’Acquisto, teatro della tragedia, realizzata con il patrocinio del Comune di Aversa e voluta dalla famiglia del medico per commemorare tutte le vittime della strada.

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Redazione
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