Abusi sessuali su 13enne: condanna definitiva a 8 anni per il sacerdote casertano Don Livio Graziano

di Redazione

Dopo la condanna a 8 anni confermata già in appello, arriva quella definitiva per don Livio Graziano, il 53enne originario di Lusciano (Caserta) e parroco della diocesi di Aversa, riconosciuto colpevole di abusi sessuali ai danni di un ragazzino, all’epoca dei fatti 13enne, che gli era stato affidato dai genitori. La Core di Cassazione ha rigettato per inammissibilità l’appello dei difensori del sacerdote. Soddisfatta la famiglia della vittima, che si è costituita parte civile, difesa dall’avvocato Mario Caligiuri del Foro romano, della “Rete L’Abuso”.

La vicenda risale all’ottobre del 2021 quando i familiari del ragazzino si accorsero di suoi strani messaggi e comportamenti. Dalle indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino, emerse che il 13enne aveva subito abusi dal parroco mentre era ospite di una cooperativa sociale nell’Avellinese, fondata e gestita dallo stesso sacerdote, che fornisce assistenza di tipo terapeutico a persone con problemi di ansia, depressione e disturbi dell’alimentazione. Graziano venne così arrestato il 26 ottobre 2021. La condanna in primo grado, a 8 anni, era giunta il 24 novembre 2022, dopo che il pubblico ministero aveva chiesto 11 anni di carcere. Sentenza poi confermata dalla Corte d’Appello di Napoli nel giugno 2023 e oggi divenuta definitiva a seguito della decisione dalla Cassazione. Da parte sua, il sacerdote si è sempre dichiarato innocente, ritenendo “menzogne” le accuse a suo carico.

La sua permanenza nella Diocesi di Avellino, come ricordano le cronache, fu “contestata” dall’allora vescovo, monsignor Francesco Marino, originario di Caserta, proprio come il sacerdote arrestato. Per la sua “intensa attività sociale e umanitaria”, nel 2014 fu assegnato a don Livio il premio Padre Pio da Pietrelcina.

Subito dopo l’arresto del sacerdote, la Diocesi di Aversa chiarì in una nota ufficiale che “sebbene incardinato in questa Diocesi, da ormai molti anni, il sacerdote aveva intrapreso un suo percorso di attività personali che esulavano dalla vita e dalla pastorale di questa comunità ecclesiale”, per poi esprimere “grande solidarietà e vicinanza a chi è stato vittima della violenza”.

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