Dati Covid “taroccati” per ottenere più vaccini e frode su mascherine: si allarga l’inchiesta Liguria-gate

di Redazione

Giovanni Toti, attraverso il suo legale, smentisce le dimissioni, mentre oggi si terrà il primo vero interrogatorio in procura del governatore nell’ambito nell’indagine per corruzione, coordinata dalla Procura di Genova e condotta dalla Guardia di finanza, che vede tra gli accusati anche il capo di Gabinetto del presidente della Liguria, Matteo Cozzani, e l’imprenditore Aldo Spinelli.

Intanto, l’inchiesta si allarga con nuovi fronti che riguardano la sanità privata, i laboratori convenzionati e le forniture di mascherine e dispositivi di protezione. Dagli atti emergono altri filoni potenziali, riguardanti non solo il porto, la grande distribuzione e i rifiuti, emerge un caso di maxi frode da 1,2 milioni di euro sulle mascherine nel contesto di un presunto voto di scambio tra la comunità riesina e quella calabrese legata alla lista di Toti. Durante la pandemia, le mascherine erano introvabili e di vitale importanza per la riapertura delle scuole e dei luoghi pubblici. Le intercettazioni rivelano conversazioni compromettenti tra due persone non indagate, che parlavano di contattare Domenico Cianci, amministratore di numerosi condomini a Rapallo e influente politico regionale, per diventare fornitori ufficiali delle scuole. Un altro aspetto grave dell’inchiesta riguarda la manipolazione dei dati sulla pandemia. Matteo Cozzani, ex capo di gabinetto, e Giovanni Toti sono indagati per falso. La Procura li accusa di aver mentito sui dati degli anziani per ottenere un numero maggiore di vaccini. Fortunatamente, la struttura commissariale guidata dal generale Figliuolo si è accorta della discrepanza e ha corretto i numeri, inviando la quantità giusta di dosi.

Nel frattempo, l’avvocato di Aldo Spinelli ha spiegato che l’imprenditore “ha detto di aver finanziato tutti ma con sottoscrizioni elettorali che pensava fossero tracciate”. Il legale lo ha affermato davanti a Palazzo di giustizia a Genova aggiungendo che non farà ricorso “al Riesame perché non abbiamo una misura così afflittiva, non siamo in carcere”. A chi gli chiedeva se una promessa elettorale non mantenuta consente comunque di configurare il reato di finanziamento illecito, Vernazza ha risposto che “esiste anche il reato di truffa per fare delle ipotesi… c’è da discuterne. Non mettiamo limite alle difese”.

Infine, parlando delle dichiarazioni del suo assistito che ieri aveva spiegato di “meritare la revoca dei domiciliari”, l’avvocato ha sottolineato di non aver fatto richiesta di revoca della misura. “Non la chiedo. Lui vorrebbe tornare in azienda ma non lo può fare e poi secondo me è prematuro, bisogna far andare avanti le cose”. A chi gli chiedeva se fosse “scocciato di aver dato senza ricevere nulla in cambio”, Vernazza ha risposto: “Lui dà sempre”.

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