David di Donatello 2024: 7 premi a Garrone, 6 a Cortellesi. “Io Capitano” miglior film

di Gaetano Bencivenga

La grande festa del cinema italiano si è conclusa nella serata del 3 maggio con la consegna del David di Donatello, il più prestigioso premio cinematografico nostrano, giunto alla 69esima edizione. Durante la diretta fiume trasmessa su Rai Uno dallo studio 5 di Cinecittà, i presentatori, Carlo Conti e Alessia Marcuzzi, affiancati di volta in volta da volti noti dello spettacolo tricolore, hanno consegnato i riconoscimenti assegnati annualmente dall’Accademia del Cinema Italiano, decretando un vincitore su tutti.

Premettendo che i titoli in competizione, soprattutto, per il miglior film erano davvero degni di ricevere un trofeo per differenti motivazioni, l’unico a trionfare nella suddetta categoria è stato, meritatamente, “Io capitano” di Matteo Garrone. La pellicola, già nominata all’Oscar, racconto, in maniera sospesa tra la favola magica e l’avventura realistica, dell’Odissea di due ragazzi neri in viaggio da Dakar all’Italia, un po’ per curiosità un po’ per cercare nuove opportunità di vita, ha stregato senza dubbio anche i giurati, che gli hanno attribuito 7 statuette di “peso” quali, oltre al film, regia, produttore, fotografia, montaggio, suono, effetti visivi.

A tallonarlo ci ha pensato il caso cinematografico della stagione, ovvero “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, che, grazie al suo delicato e delizioso ritratto in bianco e nero di una donna, di tutte le donne, alla caparbia ricerca di un’insperata emancipazione alla soglia degli anni Cinquanta, ha portato a casa ben 6 statuette, per l’esordio alla regia, l’attrice protagonista (la stessa Cortellesi), la non protagonista (Emanuela Fanelli), la sceneggiatura originale, il David Giovani, il David del Pubblico, a riprova del fatto che i quasi quaranta milioni di euro guadagnati in patria finora non sono certamente frutto di un caso fortuito ma la conseguenza di un intelligente lavoro di scrittura e realizzazione, tra l’altro, apprezzatissimo all’estero dove l’opera, piaccia o meno, sta letteralmente spopolando, regalando rinnovato prestigio internazionale alle nostre produzioni.

A seguire, i cinque premi (sceneggiatura non originale, trucco, acconciature, scenografia, costumi) al bel lungometraggio “Rapito” di Marco Bellocchio, che ripercorre la vicenda del giovanissimo ebreo di Bologna Edgardo Mortara sottratto, a metà Ottocento, alla famiglia dalle autorità ecclesiastiche per essere convertito in cattolico. Tre David al politicamente impegnato “Palazzina Laf” di Michele Riondino, ambientato tra le emergenze ambientali e umane delle acciaierie di Taranto, che ha guadagnato le statuette per l’attore protagonista (lo stesso Riondino), il non protagonista (Elio Germano) e la canzone originale “La mia terra” di Diodato. Citazione anche per l’adrenalinico e poliziottesco “Adagio” di Stefano Sollima, che ha prevalso per la frenetica colonna sonora dei Subsonica.

Momenti di pura emozione e standing ovation per i David alla Carriera e Speciale, consegnati, rispettivamente, alla 89enne gloria di cinema e teatro Milena Vukotic e allo storico giornalista degli spettacoli della Rai Vincenzo Mollica. Rimasta a mani vuote, la regista Alice Rohrwacher, pluricandidata per “La Chimera” ha ricevuto, tra le lacrime di gioia, un accorato endorsement dalla collega francese, fresca premio Oscar, Justine Triet, vincitrice del David per il lungometraggio internazionale “Anatomia di una caduta”, che prima di ringraziare per l’onore ricevuto, ha voluto citare la magnificenza del lungometraggio della Rohrwacher, diverso dal suo ma egualmente significativo in un’annata sempre più dominata dalla forza delle donne.

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