L’arresto di Tiberio Francesco La Torre, 65 anni, detto “Puntinella”, avvenuto ieri a Mondragone (Caserta), si fonda sulle denunce sporte dal consigliere regionale Giovanni Zannini, al quale il pluripregiudicato, cugino dell’ex capoclan e oggi collaboratore di giustizia Augusto La Torre, voleva estorcere 50mila euro a titolo di “risarcimento”, e dell’imprenditore Alfredo Campoli, a cui lo stesso La Torre ha estorto circa 22mila euro, pretendendo che la consegna avvenisse in una cappella del locale cimitero.
A riferirlo, all’indomani della cattura eseguita dai carabinieri del reparto territoriale agli ordini del colonnello Antonio Bandelli, è stato lo stesso Zannini. La Torre si è presentato a casa dell’avvocato e consigliere regionale mondragonese più volte, senza che nessuno gli aprisse la porta. La famiglia di Zannini rimaneva chiusa in casa mentre lo stesso consigliere si recava dai carabinieri ottenendone il loro immediato e risolutivo intervento. Poi le denunce, l’intervento della Direzione distrettuale antimafia, fino all’arresto.
“Ho fatto io mio dovere. – ha commentato Zannini – Speravo che condotte del genere non si verificassero più. Ringrazio la Dda di Napoli e i carabinieri per l’intervento tempestivo e dirimente. In quattro giorni hanno arrestato La Torre dimostrando che lo Stato c’è ed è forte. Sono circa sei mesi che vivo sotto minaccia. La settimana scorsa si è superato ogni limite. Invito tutti a denunciare e a vincere ogni paura”.
Scarcerato nel 2020, Tiberio La Torre, come emerso dalle indagini, aveva preso di mira prima l’imprenditore, che opera nel settore del trattamento rifiuti, ricevendo diverse somme di denaro: (20mila euro totali, in rate da 2mila, 2.500 e 3mila euro). Poi, attraverso la vittima, avrebbe cercato di estorcere denaro anche al politico a titolo “risarcitorio” per il ferimento del figlio da parte di Zannini, eletto nel 2020 al Consiglio regionale per la lista “De Luca Presidente”.
I fatti a cui avrebbe fatto riferimento La Torre risalgono a circa 15 anni fa, quando Zannini, avvocato, lo aveva difeso in un processo. In quelle circostanze Zannini avrebbe discusso col figlio dell’imputato, che lo accusava di non curare adeguatamente la vicenda del padre. Tra i due sarebbe nata una discussione e Zannini, per sottrarsi ad un’aggressione, avrebbe reagito e avrebbe finito col ferire il ragazzo, che sarebbe stato ricoverato in ospedale. Successivamente, ricostruisce l’ordinanza, tra i due ci sarebbe stato un chiarimento e i loro rapporti negli anni sarebbero rimasti cordiali.
Il consigliere regionale, nella denuncia presentata ai carabinieri, ha raccontato che Tiberio La Torre si era presentato a casa sua in due occasioni: la prima intorno alle sei di mattino, a dire dell’indagato per salutarlo e a quell’ora per non metterlo in imbarazzo, e la seconda alle 6.55, ma questa volta Zannini lo aveva riconosciuto dalle telecamere e non aveva aperto al citofono. Alcuni mesi prima, inoltre, tra l’autunno e l’estate 2023, La Torre avrebbe sottolineato di essere arrabbiato per la vicenda di anni prima e, nel dicembre 2023, il figlio avrebbe inviato a Zannini un messaggio per chiedergli il risarcimento per le lesioni. Successivamente, prima di Natale, Zannini avrebbe causalmente incontrato La Torre nei pressi di un bar di Mondragone e questi gli avrebbe detto: “Tu mi hai fatto prendere collera per il fatto di mio figlio”. Il politico avrebbe risposto di essersi soltanto difeso e che per quella vecchia storia c’era stato già un chiarimento anni prima, ma l’indagato, andando via, avrebbe aggiunto, in dialetto: “Poi ci vediamo, poi ci vediamo”.