Trentola Ducenta, il ritratto della “baronessa dei poveri” Sofia torna in chiesa dopo 140 anni

di Redazione

Trentola Ducenta (Caserta) – Dopo ben 140 anni, il prossimo 25 giugno, alle ore 19, celebrato da una santa messa, farà ritorno nella chiesa di San Michele Arcangelo il dipinto della baronessa Sofia Ausilia Mattei. L’opera, verso la fine dell’800 fu fatta trasferire, per volere dei familiari, poiché spesso profanata, prima a Napoli e poi a San Zenone del Lambro, in provincia di Milano. Oggi, grazie ai contatti tra i discendenti della baronessa e la Diocesi di Aversa, attraverso il vescovo Angelo Spinillo e il parroco don Marcellino Cassandra, il ritratto tornerà nel suo luogo d’origine.

Ma chi era la baronessa Sofia? Figlia della nobile Maria Vittoria Pizzoli, dama di corte di Napoleone III e di Michelangelo Ausilia, cresce a Napoli dove riceve un’educazione che le consente di far parte dell’alta società. Nel 1880 sposa Gustavo Mattei, barone di Santa Lucia e Fettipiano, nato da Saverio Mattei e Gaetana Masola dei marchesi di Trentola, proprietari dello storico palazzo al centro di Trentola. Dal matrimonio nascono due bambini, Rodrigo e Marcello. Qualche anno dopo il territorio è devastato da una violenta epidemia di colera che stermina i due terzi della popolazione. Ciò Nonostante, Sofia non esita a mettere a repentaglio la sua stessa vita scendendo tra le strade di Trentola per portare ogni genere di aiuto e conforto agli ammalati, in tanti abbandonati dai loro familiari per il timore del contagio. Un’opera di carità che le costa la morte: Sofia, anche lei contagiata dal colera, muore a 24 anni, nel 1884.

Nella chiesa di Trentola viene esposto il suo ritratto con l’inginocchiatoio contenente i suoi guanti e il velo da sposa. Col tempo quel punto commemorativo viene profanato, così che la baronessa Maria Vittoria Pizzoli, madre di Sofia, trasferisce il ritratto nella sua abitazione di Napoli. Poi un altro trasferimento nel Milanese, in possesso dei discendenti Silvana e Sergio Nuviola che oggi lo hanno donato di nuovo alla comunità trentolese.

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