Giorgia è arrivata in Albania, accompagnata dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per visitare la struttura di Shengjin, pronta ad accogliere i migranti in arrivo dall’Italia, nell’ambito del Patto siglato lo scorso anno con il premier di Tirana, Edi Rama. A Shengjin, in particolare, verranno smaltite le procedure di ingresso (identificazione e registrazione) delle persone sbarcate sulle coste italiane e distribuite dall’altra parte dell’Adriatico per non sovraffollare i centri di accoglienza del nostro Paese.
All’interno del porto, che dista circa 70 chilometri dalla capitale, la struttura è stata appena ultimata, proprio il giorno prima della visita della premier. “La struttura è pronta, ieri sono stati ultimati i lavori e adesso è passata sotto la gestione italiana. Potrà ospitare circa 200 persone che poi saranno trasferite nelle strutture di Gjader” ha detto il direttore del porto, Sander Marashi.
Al suo arrivo, la presidente del Consiglio e il collega albanese hanno fatto un breve sopralluogo dell’area ubicata nell’entroterra, presso l’ex aeroporto di Gjader, destinata alla realizzazione delle strutture per l’accertamento dei presupposti finalizzati al riconoscimento della protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti non aventi diritto all’ingresso e alla permanenza nel territorio italiano. Al termine, Meloni e Rama si sono spostati presso il porto di Shengjin, dove stanno tenendo una conferenza stampa nella struttura di quattromila metri quadri, appena ultimata.
“Italia e Albania sono storicamente nazioni amiche, che sono abituate a collaborare insieme e io voglio ringraziare ancora una volta il primo ministro e il popolo albanese per aver offerto il loro aiuto e aver stretto con noi un accordo di grande respiro europeo” ha ribadito, da parte sua, la premier Meloni, che ricorda come si sia “assistito a una campagna denigratoria, l’Albania è stato definito quasi un narco Stato: qualcosa non torna, perché, in tutti i casi precedenti, l’Albania era stato visto come un Paese che aveva grande voglia di entrare a far parte della famiglia europea. L’ultima volta è accaduto durante l’emergenza Covid, quando il governo albanese inviò 30 medici e infermieri in Lombardia, nell’epicentro dell’epidemia. Ma voglio dire a Rama, se lo può consolare, che il bersaglio non è lui” ha aggiunto la premier.
Meloni ha poi comunicato che “il complesso dei due centri sarà operativo dal primo agosto 2024” e che “questo accordo sta diventando un modello, qualche settimana fa circa 15 nazioni europee su 27, la maggioranza dell’Ue, ha sottoscritto un appello alla Commissione per chiedere, fra le altre cose, che segua il modello italiano. Perfino la Germania, con il ministro dell’Interno, ha dichiarato di seguire con interesse questo accordo”. La premier italiana si è detta convinta che “l’accordo potrebbe essere replicabile in molti Paesi, potrebbe diventare una parte della soluzione strutturale dell’Unione europea”. Nel suo intervento, la premier ha infine ricordato che “abbiamo molti occhi puntati addosso, vogliamo riuscire. Un obiettivo del genere val bene due mesi di ritardo, legati alla natura dei terreni di Gjader che non avevamo previsto e hanno richiesto interventi di rafforzamento”.
Il fine della visita, che le opposizioni hanno già bollato come “passerella elettorale”, è concentrato a “verificare, a seguito del Protocollo sottoscritto a novembre con Rama, lo stato di realizzazione del centro di prima accoglienza di Shengjin e del centro di permanenza di Gjader” aveva spiegato ieri la stessa Meloni. Le strutture, sotto la giurisdizione italiana, dovrebbero diventare pienamente operative entro la fine dell’anno.
Secondo quanto previsto dal Protocollo, il numero totale di migranti presenti contemporaneamente nel territorio albanese non potrà essere superiore a tremila. Nelle strutture potranno essere condotte solamente persone imbarcate, anche a seguito di operazioni di soccorso, in zone situate all’esterno del mare territoriale della Repubblica italiana o di altri Stati membri dell’Unione europea. L’ingresso dei migranti in acque territoriali e nel territorio della Repubblica di Albania avverrà esclusivamente con i mezzi delle competenti autorità italiane. Il Protocollo resterà in vigore per 5 anni e sarà rinnovato tacitamente per un ulteriore periodo di 5 anni, salvo che una delle due parti comunichi, con preavviso di almeno sei mesi rispetto alla scadenza, la propria intenzione di procedere al rinnovo.