Carcere Santa Maria CV, detenuti aggrediscono ispettore e mettono a soqquadro il reparto Tamigi

di Redazione

Aggredito e preso a pugni dai detenuti. Vittima un ispettore della Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere casertano di Santa Maria Capua Vetere. E’ accaduto intorno alle 12 di oggi, quando due intere sezioni del reparto “Tamigi”, popolate da detenuti appartenenti al circuito “Alta Sicurezza”, hanno posto in essere una protesta culminata nell’aggressione del funzionario, costretto a ricorrere alle cure mediche in ospedale.

I detenuti si sono resi responsabili anche di danneggiamenti di suppellettili e apparecchiature, terminando il loro raid rompendo la vetrata di ingresso del reparto per poi far ritorno ai rispettivi piani. La furia dei reclusi sembrerebbe essere scaturita da motivi di natura sanitaria poiché lamentavano una carenza di cure poste nei confronti di un loro compagno affetto da gravi patologie.

A rendere noto l’episodio è il segretario generale del sindacato As.p.pe., Angelo Di Costanzo, che commenta: “Ormai le aggressioni in danno del personale stanno raggiungendo una cadenza giornaliera nell’istituto sammaritano, facendo divenire ogni situazione un pretesto per scaricare le tensioni e il malcontento su uomini e donne che quotidianamente vanno sul posto di lavoro e non sanno se al termine del proprio turno di servizio rientreranno presso le proprie abitazioni incolumi”.

“La situazione è sempre più critica a causa di una popolazione detenuta refrattaria al rispetto delle regole, abituata da anni alla consapevolezza che tutto gli è dovuto”, sottolinea Di Costanzo, che auspica “un celere intervento del Governo sulle continue situazioni di alta tensione e di aggressione al personale Polizia penitenziaria ormai all’ordine del giorno e chiediamo soprattutto anche l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis O.P. che prevede restrizione adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi”. “Sarebbe opportuno – continua Di Costanzo – dotare al più presto la Polizia Penitenziaria del taser, o comunque di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”.

Per questo l’As.p.pe non esclude clamorose forme di protesta dei poliziotti “perché ormai – avverte il segretario generale – il tempo delle interlocuzioni è finito. In questi ultimi anni ci siamo recati in ogni istituto di pena del Paese, per adulti e minori, abbiamo pazientemente ascoltato il personale, abbiamo scritto e riscritto alle varie autorità competenti, ma ci rendiamo conto che chi di dovere non ha ancora interpretato le iniziative che abbiamo richiesto e che ci aspettavamo”.

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