Giovanni Toti ha rassegnato le “dimissioni” dall’incarico di presidente della Liguria. La notizia è stata confermata dalla Regione. Toti è agli arresti domiciliari nella sua villa ad Ameglia dal 7 maggio, con l’accusa di presunta corruzione e finanziamento illecito. A depositare la lettera di “dimissioni irrevocabili” l’assessore regionale Giacomo Giampedrone, su delega dello stesso Toti che scrive: “Lascio una Regione in ordine, ora decidano gli elettori”. Le elezioni ci saranno entro 90 giorni come prevede lo statuto.
“Dopo tre mesi dall’inizio dei miei arresti domiciliari e la conseguente sospensione dall’incarico che gli elettori mi hanno affidato per ben due volte, ho deciso sia giunto il momento di rassegnare le mie irrevocabili dimissioni da Presidente della Giunta Regionale della Liguria”, scrive Toti. “Mentre viene resa pubblica questa mia lettera che ho pregato il mio difensore, avvocato Stefano Savi, di diffondere, il testo formale delle dimissioni viene consegnato al Presidente facente funzione della Giunta e al Presidente dell’Assemblea Legislativa per tutti gli adempimenti di legge. Mi assumo tutta la responsabilità di richiamare alle urne, anticipatamente, nei prossimi tre mesi, gli elettori del nostro territorio, che dovranno decidere per il proprio futuro”.
“Si apre per tutti una fase nuova: agli elettori il compito di giudicare la Liguria che abbiamo costruito insieme in questi lunghi anni e decidere se andare avanti su questa strada”. E poi aggiunge: “Ai partiti della maggioranza la responsabilità valorizzare con orgoglio i risultati raggiunti, non tradire il consenso raccolto, valorizzare la classe dirigente cresciuta sul territorio. Ai tribunali della Repubblica valutare le responsabilità chiamate in causa dall’inchiesta. Al Parlamento nazionale e all’opinione pubblica del Paese il dovere di fare tesoro di questa esperienza e tracciare regole chiare e giuste per la convivenza tra giustizia e politica all’interno del nostro sistema democratico”.
“Lascio una Regione in ordine. Ho atteso fino ad oggi per rassegnare le mie dimissioni per consentire al Consiglio Regionale di approvare l’Assestamento di bilancio e il Rendiconto, fondamentali per la gestione dell’Ente. Ed è di soddisfazione – sottolinea – che questo difficilissimo momento coincida con la fine del cantiere e l’apertura della Via dell’Amore, un’opera complessa, a cui abbiamo lavorato anni, che restituisce al mondo uno dei simboli della Liguria”.
“Lascio orgoglioso delle tante cose fatte e onorato di aver lavorato con molte persone capaci e coraggiose, che sapranno portare avanti questa esperienza – conclude – Ringrazio gli assessori che si sono succeduti in questi anni, il mio straordinario staff di Presidenza, che mi ha affiancato senza risparmiarsi con vera abnegazione al progetto, quei dirigenti e funzionari che ci hanno affiancato con competenza e passione”. “Ringrazio di cuore tutte le persone, e sono tante, che senza nemmeno conoscermi mi hanno fatto sentire tramite la mia famiglia e il mio avvocato la loro vicinanza e il loro affetto. Da questo momento torno anche io ad essere un semplice, comune cittadino della nostra bellissima Liguria”, conclude Toti.
Lega: “Inchieste e arresti per sovvertire il voto” – La decisione di Toti non lascia indifferente il mondo della politica. Durissima la reazione della Lega. “In Liguria siamo di fronte all’ennesimo tentativo di sovvertire il voto popolare usando inchieste e arresti. La Lega – si legge in una nota – non si fa intimidire e i cittadini sapranno rispondere democraticamente riconfermando il centrodestra che ha rilanciato la Regione da tutti i punti di vista”.
Calenda: “Dimissioni forzate da arresti, indegno di una democrazia” – “Toti è un nostro avversario. La valutazione sulla sua gestione è negativa. I profili di conflitto di interessi sono quanto di più estraneo alla prassi di Azione si possa immaginare. Ma forzare le dimissioni di un governatore attraverso l’imposizione di misure cautelari a pioggia è indegno di uno Stato di diritto. Così come indegno è usare le inchieste come fondamento di un confronto politico. Non è stata un bella pagina per la democrazia italiana”. Lo scrive su X il leader di Azione, Carlo Calenda.
Schlein: “Toti finalmente si è dimesso ma con grave ritardo” – Di diverso avviso è la segretaria del Pd. “Finalmente Giovanni Toti si è dimesso, anche se con molto ritardo. Sono passati 80 giorni in cui la Liguria è stata ferma, paralizzata, tenuta a i domiciliari con lui”. Per Elly Schlein “è l’occasione per restituire la parola ai cittadini e alle cittadine liguri. È l’occasione per le forze alternative alla destra per costruire un progetto che guardi al futuro della Regione e che sia all’altezza delle emergenze che lì vanno affrontate”.