Ischia, donna trovata morta in un dirupo: fermato compagno per maltrattamenti

di Redazione

Avrebbe chiesto più volte aiuto, inviando messaggi e anche con chiamate, Marta Maria Ohryzko, la 32enne ucraina ritrovata senza vita domenica mattina dai carabinieri della stazione di Barano di Ischia, nella zona del Vatoliere.

La donna sarebbe morta dopo ore di agonia durante le quali il compagno di nazionalità russa avrebbe ignorato tutte le sue richieste. Il corpo era in una scarpata a poca distanza dalla roulotte in cui abitava con il convivente che ha allertato i soccorsi e che è stato sottoposto a fermo dai militari dell’arma e dai pm della sezione “fasce deboli” della Procura di Napoli con l’accusa di maltrattamenti.

Non è ancora chiaro come la donna sia finita in quel dirupo, nel primo pomeriggio di sabato. Una cosa però è certa: malgrado fosse ferita, per ore e ore ha chiesto aiuto e perdono via cellulare al compagno russo, fino a sera, senza riuscire a risvegliarne la pietà. “Aiutami ad alzarmi”. E’ stata preceduta da una lunga agonia e da ripetute richieste d’aiuto, delle suppliche rimaste inascoltate, la morte della 32enne. Secondo quanto emerso dall’analisi delle conversazioni sui cellulari, tradotte dal cirillico, sembra ormai acclarato che lui sapesse dove si trovava. Ma non ha mosso un dito per aiutarla. Anzi. Quando l’ha trovata ha sì, chiamato i carabinieri, ma avrebbe anche cancellato le chat su WhatsApp, che poi l’avrebbero inchiodato.

Quella di Marta Maria è una lunga storia di violenze: abuso di alcol, aggressioni, maltrattamenti, minacce (non solo nei suoi confronti), pugni, schiaffi e bruciature. Violenze solo in parte denunciate, che andavano avanti da un paio di anni. E quando ha avuto il coraggio di denunciare si è fermata, proteggendo il compagno russo che verosimilmente odiava la nazione della compagna (“ucraini di m… che devono morire”).

Il primo messaggio d’aiuto, “sono caduta”, è delle 15,45 di sabato. L’ultimo alle 19,33. “Perdonami per tutto… aiutami per favore ad alzarmi… con questo mi salvi”. Poi ci sono due telefonate, in serata: alle 21,17, di ben 5 minuti, a cui c’è stata una risposta, e l’ultima alle 21,24, questa senza risposta. A questi messaggi d’aiuto inascoltati seguirà il ritrovamento del cadavere, ma la mattina di domenica 14 luglio. Ai carabinieri dell’isola, Emiliano (così il cittadino russo è conosciuto) ha riferito che sabato era in collera con lei: aveva disatteso i suoi “ordini” e avevano litigato, ancora una volta: quel giorno la donna aveva bevuto, dice lui. Sta di fatto che Marta Maria aveva subito più volte delle aggressioni e, alla fine, sempre secondo un racconto tutto da verificare, avrebbe fatto le valigie e se ne sarebbe andata. Poi la caduta, le richieste d’aiuto disattese, la morte e il ritrovamento.

Intanto, è stata disposta l’autopsia sulla salma della 32enne per far luce sulla natura del decesso e delle ferite trovate sul suo corpo.

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