Condannato a 30 anni di reclusione Salvatore Allard, imputato al processo con il rito abbreviato per l’omicidio volontario pluriaggravato del sovrintendente principale della Polizia di Stato, Domenico Attianese, ucciso oltre 37 anni fa, il 4 dicembre del 1986, mentre tentata di sventare una rapina alla gioielleria Romanelli del quartiere Pianura di Napoli.
Il gup di Napoli, Rosamaria De Lellis, ha accolto le richieste del pm Maurizio De Marco che, al termine della sua requisitoria, ha chiesto la condanna a trent’anni di carcere. La sentenza è stata accolta tra le lacrime della figlia Carla e della moglie della vittima. A settembre ci sarà il processo a carico dell’altro imputato, Giovanni Rendina, la cui posizione è stata stralciata per motivi di salute.
Il 5 febbraio di quest’anno la Squadra mobile di Napoli aveva arrestato i due responsabili: le indagini si sono avvalse di nuovi accertamenti su prove e reperti raccolti subito dopo il delitto del sovrintendente principale della Polizia di Stato. All’appello manca il terzo rapinatore coinvolto nell’omicidio.
Nato a Scafati, in provincia di Salerno, il 4 agosto 1941, Attianese all’età di 20 anni si arruolò nel corpo delle guardie di Pubblica Sicurezza e, dopo essere stato assegnato a varie sedi, tra le quali Vicenza, San Cataldo, Capodimonte, Palermo, riuscì a frequentare la scuola per sottufficiali di Nettuno. Qui divenne vice brigadiere e fu assegnato alla Questura di Napoli, commissariato di Vasto-Arenaccia. Dopo qualche anno fu trasferito al commissariato San Paolo, sua ultima assegnazione. Nel 1986, qualche mese prima della morte, era stato promosso al grado di sovrintendente principale.
Quel 4 dicembre del 1986 Attianese era a casa e fuori servizio; nonostante ciò, appena informato da passanti che in una gioielleria vicina era in corso una rapina, non esitò a intervenire. Intimò ai rapinatori di fermarsi mentre uscivano dal negozio, ma questi risposero aprendo il fuoco e colpendolo a morte prima che potesse reagire. Gli assassini fuggirono quindi a bordo di un ciclomotore. Lasciò la moglie Angela e due figlie, Carla e Carmen, all’epoca rispettivamente di 15 e 10 anni.
Insignito della Medaglia d’oro al valore civile per “aver dato luminoso esempio di attaccamento al dovere spinto fino all’estremo sacrificio”, il Dipartimento della Polizia di Stato, con l’apposizione in ricordo di una targa in marmo, gli ha dedicato la caserma dove ha sede il commissariato San Paolo, sua ultima sede di servizio. Il Comune di Napoli gli ha dedicato e intitolato un giardino pubblico, il Parco Attianese, che si trova in via Provinciale Napoli, nel quartiere di Pianura.