Olimpiadi, la casertana Angela Carini sfiderà pugile “trans”: scoppia il caso politico

di Redazione

L’incontro di boxe, in programma domani, 1 agosto, alle 12.20, tra l’azzurra Angela Carini e Imane Khelif, atleta algerina (anche se per altri è corretto dire “iperandrogina”), per la categoria 66kg, diventa un caso politico. Esclusa dai mondiali di boxe per non aver superato i test di idoneità di genere, conosciuto anche come “test di verifica del sesso”, a causa degli alti livelli ormonali, la 25enne nordafricana – che aveva già gareggiato a Tokyo 2020 – è stata ammessa a Parigi 2024 dopo l’esito di una nuova verifica che rientra nei parametri del Comitato olimpico internazionale.

Sarebbe, comunque, più corretto parlare di atleta “iperandrogina” dal momento che Imane non si è mai dichiarata in transizione e dai documenti anagrafici presentati al Cio non risulta alcun cambio di identità di genere. Quindi, non si può parlare di atleta “transgender”. Il presidente di “Gaynet”, Rosario Coco, ha spiegato che Khelif “non è una donna trans” ma una “persona intersex” che “si è sempre socializzata come donna e ha una storia sportiva nelle competizioni femminili”. Un caso molto simile a quello di Caster Semenya, l’atleta sudafricana che dopo essere stata esclusa dalla World Athletics ha vinto la causa presso la Cedu nel 2023 dopo anni, ma non il diritto a competere, vedendo quindi la sua carriera completamente compromessa.

Sulla decisione del Cio riguardante Khelif, il Coni ha chiesto il rispetto dei “diritti di tutti gli atleti e le atlete siano conformi alla Carta Olimpica e ai regolamenti sanitari”. Ma quel via libera per il ministro dello Sport, Andrea Abodi, resta “poco comprensibile”. Secondo il ministro non si capisce per quale motivo non ci sia “un allineamento dei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa quindi europei, mondiali e Olimpiadi”. A preoccupare il ministro è anche il tema della “sicurezza di atleti e atlete”, oltre che “il rispetto dell’equa competizione dal punto di vista agonistico”. Sicurezza che, secondo Abodi, per l’azzurra Carini rischia di non essere garantita.

A protestare contro la presenza dell’algerina al torneo di boxe olimpico sono anche diversi deputati di FdI e Lega, insieme al presidente del Senato Ignazio La Russa, che su Facebook ha commentato: “Boxe: un transgender algerino contro una donna italiana ai Giochi olimpici…È politicamente scorretto dire che tifo per la donna?”. Il vicepremier Matteo Salvini ha postato su X: “Pugile trans dell’Algeria – bandito dai mondiali di boxe – può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini. (…) Uno schiaffo all’etica dello sport e alla credibilità delle Olimpiadi. Basta con le follie dell’ideologia “woke”!”.

Intanto, la diretta interessata, Angela Carini, 25enne di Marcianise (Caserta), in forza alle Fiamme Oro della Polizia di Stato, si limita a commentare: “Io devo adeguarmi a quello che ha deciso il Cio, quindi domani andrò sul ring e darò tutta me stessa”. Dall’entourage della nazionale di pugilato filtra anche preoccupazione per quanto potrà succedere, mentre il presidente della Fpi Flavio D’Ambrosi preferisce affidarsi “a un silenzio istituzionale”.

Dopo essere stata squalificata dai mondiali di Nuova Delhi del 2023, Imane Khelif aveva parlato di “complotto”, sostenendo di essere una “donna che con le donne deve boxare”. Il presidente dell’Iba, però, la pensava diversamente: “Abbiamo trovato cromosomi XY nel suo sangue”, facendo intendere quindi che fosse nata uomo. Ma il Comitato olimpico algerino aveva confermato che si trattava di una “donna che deve gareggiare con le donne”, e aveva detto subito che l’avrebbe iscritta ai Giochi olimpici. Per Parigi il Cio ha autorizzato la sua partecipazione. “Sono donne nel loro sport e abbiamo stabilito che si tratta di donne”, ha detto il portavoce del Cio, Mark Adams, dopo che sono state effettuate le analisi sul livello del testosterone: la soglia di secrezioni ormonali in circolo che deve essere inferiore alle 10nmol/L nei 12 mesi precedenti ai Giochi e per tutta la durata della competizione.

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