Su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Roma, la Direzione investigativa antimafia nella mattinata di oggi ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 18 persone (16 in carcere e 2 agli arresti domiciliari) gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere con l’aggravante mafiosa, finalizzata a reati di estorsione, armi, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche di proventi illeciti, aggravati dalla finalità di aver agevolazione dei clan di camorra Mazzarella – D’Amico, delle cosche della ‘ndrangheta Mancuso e Mazzaferro e del clan Senese.
Nel corso della attività di indagine, avviata nel 2018 dalla Dia del centro operativo di Roma, con il coordinamento della Dda capitolina, sono stati raccolti elementi gravemente indiziari in ordine all’esistenza di due associazioni per delinquere che attraverso una strategia di sommersione riciclavano ingenti profitti, infiltrando progressivamente attività imprenditoriali in apparenza legali operanti in molteplici campi quali la cinematografia, l’edilizia, la logistica, il commercio di autovetture e di idrocarburi. In tale contesto sono state costituite numerose società “fittizie” per emettere false fatturazioni grazie al supporto fornito, tra gli altri, da imprenditori e da liberi professionisti.
Gravemente indiziati di essere al vertice della prima associazione – sulla quale si è focalizzata fin dall’inizio l’attività investigativa – sono Antonio Nicoletti, figlio di Enrico Nicoletti (scomparso nel 2020 e considerato il cassiere della Banda della Magliana), e Pasquale Lombardi, insieme a soggetti ritenuti di rilievo in seno alla criminalità organizzata campana quali Salvatore D’Amico e il figlio Umberto, e Umberto Luongo. Dalle risultanze emergono gravi indizi della creazione, avvalendosi della partecipazione di numerosi soggetti appartenenti agli ambienti della criminalità autoctona romana e di matrice camorristica, di una complessa rete di società “cartiere” intestate a prestanome attraverso le quali riciclare ingentissime somme di denaro proveniente dai clan campani. In tale contesto emergeva, sempre in termini di gravità indiziaria, la figura del produttore cinematografico Daniele Muscariello nella veste di fiduciario degli stessi clan e del manager musicale Angelo Calculli.
La prosecuzione delle indagini documentava inoltre una convergenza di interessi di mafie storiche e nuove mafie, segnatamente del clan D’Amico – Mazzarella, delle cosche calabresi dei Mancuso e Mazzaferro e della famiglia Senese nel settore del commercio illecito degli idrocarburi, raccogliendo gravi indizi circa l’esistenza di un’altra autonoma associazione criminale, collegata alla prima, operante a Roma e ramificata in altre regioni italiane. Gravemente indiziati quali capi e promotori sono Vincenzo Senese, figlio di Michele, Roberto Macori e Salvatore D’Amico. Le indagini facevano emergere gravi indizi in ordine all’esistenza di una complessa struttura organizzata che attraverso numerose società cartiere, finanziate dai clan campani e calabresi, avrebbe acquisito il controllo di depositi fiscali di idrocarburi, funzionali alla realizzazione delle attività di riciclaggio.
In termini di gravità indiziaria, contestualmente ai reati di natura economico-finanziaria, circostanziati anche dalle attività di accertamento fiscale delegate alla Guardia di finanza di Roma, i componenti delle due organizzazioni sono risultati anche dediti a reati di estorsione e usura, tanto per regolare “partite di dare e avere” tra loro o con terzi quanto per legare a sé gli imprenditori indispensabili per alimentare l’illecito profitto. In tale ambito, emergeva la violenza delle due associazioni criminali, sia per la forza di intimidazione derivante dagli stretti legami con le organizzazioni criminali mafiose che per l’immediata disponibilità di armi da guerra e da sparo. IN ALTO IL VIDEO