Clan dei Casalesi, esce dal carcere e va ai domiciliari il boss Massimo Venosa

di Redazione

Massimo Venosa, 47 anni, di San Cipriano d’Aversa, ritenuto legato al gruppo Schiavone-Venosa del clan dei casalesi, è stato scarcerato dal magistrato di sorveglianza di Avellino che ha accolto la richiesta del suo avvocato Vittorio Fucci.

Venosa era stato coinvolto nel maxi blitz che portò, nel 2017, anche all’arresto di Walter Schiavone, figlio del capoclan Francesco Schiavone, alias “Sandokan”. Venosa fu condannato a a dieci anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafiosa, traffico di stupefacenti aggravato dal metodo mafioso, estorsioni e racket.

Rinchiuso nel penitenziario di massima sicurezza di Sulmona, fu però scarcerato nel 2022 dal Tribunale di Sorveglianza dell’Aquila per incompatibilità del suo stato di salute con il regime carcerario. Ma, in sede di revisione il Tribunale di Sorveglianza di Napoli aveva ribaltato la decisione dei magistrati abruzzesi, ritenendo la non sussistenza dell’incompatibilità e ordinandone di nuovo l’arresto. Era detenuto nel carcere di Benevento fino a che la Cassazione, lo scorso febbraio, ha annullato l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, con il magistrato di sorveglianza di Avellino che gli ha concesso il regime dei domiciliari.

Le indagini che portarono all’arresto di Massimo Venosa erano supportate da intercettazioni telefoniche, ambientali, appostamenti e dalla collaborazione di alcuni collaboratori di giustizia, in particolare l’ex boss Raffaele Venosa, reggente pro-tempore del clan dei Casalesi, che aveva delineato la figura del parente Massimo come elemento di spicco dell’organizzazione camorristica, coinvolto in estorsioni a imprese e commercianti e nella gestione dei traffici di droga nella zona di Casale di Principe fino ad arrivare alle province di Benevento e Avellino.

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