E’ quello di Mike Lynch il quinto corpo recuperato dai sommozzatori dei Vigili del fuoco all’interno del “Bayesian”, lo yacht di proprietà del magnate britannico affondato all’alba di lunedì davanti a Porticello (Palermo). All’appello rispetto alla lista dei dispersi manca dunque solo la figlia diciottenne dello stesso Linch, Hannah. Il cadavere dell’uomo era stato individuato ieri in una delle cabine del relitto.
Ieri sono stati recuperati nel pomeriggio e identificati i primi quattro corpi: si tratta del banchiere Jonathan Bloomer, della moglie Elizabeth, dell’avvocato Chris Morvillo e della moglie Nada. Un quinto corpo era stato visto dai sommozzatori in una delle cabine del relitto, mentre il sesto potrebbe trovarsi in una delle camere non ispezionate. I sub sono impegnati da lunedì nelle ricerche, ieri mattina i sommozzatori dei Vigili del fuoco sono riusciti a entrare nello scafo del veliero dopo l’apertura di un varco. Nel pomeriggio, la svolta.
Il corpo del cuoco dello yacht, Recaldo Thomas, è stato ritrovato poco dopo l’affondamento del veliero, mentre per i sei dispersi ci sono voluti due giorni di ricerche senza sosta. Le speranze di ritrovarli vivi si sono dissipate quando si è avuta la certezza che erano rimasti all’interno dello scafo, inabissatosi a una profondità di 50 metri: il presidente della Morgan Stanley International, Jonathan Bloomer, e la moglie Elizabeth; Mike Lynch e sua figlia diciottenne, Hannah; il legale di Linch, l’avvocato Chris Morvillo, e la moglie Nada.
Perché il Bayesian è affondato? A bordo della barca di 56 metri, di proprietà della moglie di Lynch, c’erano 22 persone. Era ancorata al largo del porto di Porticello, vicino a Palermo, quando si è capovolta durante una violenta tempesta prima dell’alba lunedì. Il naufragio è stato un evento imprevedibile e del tutto eccezionale o ci sono delle responsabilità? È a questo che lavora la procura di Termini Imerese. Per un paio d’ore è stato sentito il comandante, James Cutfield, 51 anni, della Nuova Zelanda, per ricostruire cosa è successo prima e durante la tempesta che nelle prime ore del mattino ha colpito la rada. Solo il super yacht battente bandiera britannica è affondato nel giro di pochi minuti, mentre altre imbarcazioni – anche più piccole – hanno resistito. I pm si sono avvalsi di un interprete e hanno chiesto anche conto del comportamento dell’equipaggio, composto da 10 persone, 9 delle quali sopravvissute. Testimonianze importanti che permetteranno di valutare il peso in questa vicenda dell’eccezionalità di un evento atmosferico avverso e del tutto imprevedibile, oppure dell’errore umano che prende piede, che potrebbe consistere anche nel non aver previsto o non avere saputo fronteggiare una situazione che, per quanto sicuramente complicata, non ha procurato alcun danno alla goletta che era ormeggiato a poca distanza dal Bayesian, il Sir Robert Baden Powell, da cui anzi sono partiti i primissimi soccorsi per i naufraghi.
La deriva mobile e i portelloni aperti – La deriva mobile del veliero al momento del naufragio era parzialmente sollevata. Quattro metri, invece dei sette metri e mezzo. È quanto emerge dalle prime ispezioni dello scafo ad opera dei sommozzatori, dei Vigili del fuoco e della Guardia costiera. Al momento della tempesta, con ogni probabilità, l’imbarcazione sarebbe affondata con più facilità, con la deriva alzata. Inoltre, come fanno sapere dei broker assicurativi navali, sembra che almeno uno dei portelloni della nave fosse rimasto aperto. Secondo la ricostruzione dei broker, gli ospiti sarebbero tornati a bordo tardi, “avevano tirato parzialmente su la deriva”. Ma pare che “alcuni portelloni siano rimasti aperti, “quelli che usano normalmente per i tender”. “Quando è arrivato quel colpo di vento, pur a secco di vela la barca si è inclinata paurosamente – è l’ipotesi – ha fatto un fiume d’acqua dal portellone sottovento ed è affondata in pochi minuti. I dispersi probabilmente sono ancora intrappolati nelle loro cabine”.
Il racconto dei superstiti – I genitori della piccola Sophie, la bimba di un anno sopravvissuta al naufragio del veliero britannico, dopo l tragedia sono stati immediatamente portai all’Ospedale dei Bambini di Palermo, poi una volta dimessa la piccola, hanno raggiunto gli altri superstiti all’hotel Domina Zagarella di Santa Flavia. Ad accompagnarli fuori dall’ospedale un giovane funzionario dell’Ambasciata britannica in Italia. Charlotte Golunski, 35 anni e James Emslie, 36 anni, sono stati portati fuori coperti da una giacca per non essere ripresi dalle telecamere e i giornalisti.
Nel racconto della mamma della piccola Sophie al direttore del Pronto soccorso dell’Ospedale dei Bambini di Palermo, Domenico Cipolla, alcuni dettagli della tragedia. “Mike Lynch aveva organizzato questa vacanza con tanto entusiasmo, era felice di averci tutti con lui in barca. Mai avremmo immaginato che sarebbe finita così. Siamo dei sopravvissuti” racconta Charlotte che ha salvato nel naufragio la figlia di un anno, Sophie. Nella stanza con lei c’era anche il marito. “La bambina – racconta il medico – ha riposato tutta la notte, ha dormito serena. I genitori alternano momenti in cui sono fiduciosi ad altri in cui sono tristi per la sorte dei loro compagni di viaggio dispersi”. La coppia ripete in continuazione: “Non sappiamo come siamo qui, vivi, siamo dei sopravvissuti”. I due hanno raccontato altri particolari della notte della tragedia. “La mamma ha raccontato che mentre dormiva con la figlia, si sono ritrovate in pochi istanti in acqua – dice il direttore del Pronto soccorso – lei ha tenuto la bambina forte. La luce era andata via. Per pochi secondi le è sfuggita dalle mani e l’ha tenuta con le braccia in alto. In pochi secondi hanno raggiunto il canotto di salvataggio della barca”.