16 anni fa il duplice omicidio Ciardullo-Fabozzi fra Trentola Ducenta e San Marcellino: commemorate le due vittime innocenti di camorra

di Antonio Taglialatela

Trentola Ducenta (Caserta) – “Ricordare per non dimenticare”. L’associazione Antiracket e Antiusura di Trentola Ducenta, a 16 anni del duplice omicidio di camorra che costò la vita ad Antonio Ciardullo, 51 anni, autotrasportatore che denunciò i suoi estorsori, e del suo collaboratore Ernesto Fabozzi, 43 anni, ha promosso per stamani un sit-in commemorativo nel luogo, al confine con San Marcellino, dove il 12 settembre 2008 colpì l’ala stragista del clan dei Casalesi, legata alla cosca Bidognetti e composta da Giuseppe SetolaGiovanni Letizia e Giuseppe Guerra.

A ricordare le vittime innocenti c’erano i loro familiari, i parroci delle chiese di San Giorgio Martire e San Michele Arcangelo di Trentola Ducenta, di San Marcellino, i padri missionari del Pontificio Missioni Esteri di Trentola Ducenta, i comandanti delle locali Stazioni Carabinieri di Trentola Ducenta e San Marcellino, i giornalisti Franco Musto e Marilù Musto.

“Il 12 settembre resta per tutti noi un momento segnato dal sangue innocente versato da un onesto imprenditore e dal suo giovane collaboratore, da chi ha avuto il coraggio, a costo della vita, di dire no al pizzo”, ha commentato Domenico Ronza, promotore dell’incontro, dell’Associazione Antiracket e Antiusura. Tra i presenti Luciano Costanzo, figlio del defunto Giovanni Costanzo, primo presidente territoriale e provinciale dell’associazione Antiracket e Antiusura, che fece arrestare i suoi estorsori e per questo fu gambizzato: “Promuovere queste iniziative significa non restare in silenzio. Questa non è una delle solite passerelle dei cosiddetti professionisti dell’antimafia, qui commemoriamo chi ha avuto il coraggio di denunciare la criminalità organizzata, pagando anche con la vita”.

A ribadire l’importanza di commemorare le vittime innocenti di camorra è stata la giornalista Marilù Musto, presidente della Commissione Legalità dell’Ordine dei Giornalisti della Campania: “Così onoriamo i valori della legalità, mantenendo sempre viva la fiamma della memoria di chi ha sacrificato la propria vita per un futuro migliore per tutti”.

Le condanne – Per il duplice omicidio Ciardullo-Fabozzi furono condannati all’ergastolo il boss Giuseppe Setola, detto “’O Cecato”, e il suo fedelissimo Giovanni Letizia, detto “’O Zuoppo”. Quest’ultimo, durante la fase dibattimentale, aveva ammesso di aver partecipato al duplice omicidio. A 13 anni e sei mesi di reclusione, invece, è stato condannato il collaboratore di giustizia di San Marcellino Giuseppe Guerra, ex affiliato agli Schiavone dal 1991. Da Guerra, stando alla ricostruzione, si era recato nel 2008 Setola quando era fuggito da una clinica di Pavia dove era ricoverato per la presunta cecità. Setola, per vendicare l’affronto di Ciardullo, che dieci anni prima aveva denunciato e fatto condannare Guerra e i suoi accoliti che gli avevano chiesto il pizzo per il clan, aveva ordinato al capozona di San Marcellino di fare da “specchiettista” nella fase di preparazione del delitto. Così, quel 12 settembre, Setola e Letizia salirono sulla motocicletta Transalp e, dopo una breve sosta, si recarono nell’officina di Trentola Ducenta di Ciardullo. Giunti sul posto, spararono all’impazzata, uccidendo i due che erano impegnati a riparare il motore di un tir.

Quattro i collaboratori di giustizia che durante il processo hanno inchiodato i sicari: oltre a Guerra testimoniarono anche Michele BaroneFrancesco Diana e Oreste Spagnuolo. Quest’ultimo raccontò di aver scoperto che i due avevano commesso un fatto di sangue solo quando tornarono nel covo di Giugliano: “Ascoltando il tg regionale della sera – disse Spagnuolo – Setola si era rammaricato di aver ucciso un innocente, un marocchino che si trovava lì per caso”. Era, invece, Ernesto Fabozzi, marito e padre di due bambini, che era appena tornato dalle ferie e, quindi, abbronzato.

La sentenza di condanna, pronunciata nell’aprile del 2013, accolse in pieno le richieste avanzate dal pm della Dda di Napoli, Cesare Sirignano, che aveva guidato le indagini successive al delitto e aveva poi chiesto una pena esemplare per i tre responsabili. La Corte riconobbe, inoltre, una provvisionale di 300mila euro per ciascuna delle 8 parti civili costituitesi (ovvero ai tre familiari di Ciardullo e ai cinque di Fabozzi, ndr) e un risarcimento di 50mila euro al Fai (Federazione delle associazioni Antiracket italiane) e all’Uac (unione Antiracket Casertana) difesi dall’avvocato Giovanni Zara.

Pistola utilizzata per altri agguati mortali – La pistola utilizzata da Setola nell’agguato contro Ciardullo e Fabozzi risultò la stessa utilizzata dal gruppo di fuoco per altri delitti: il 4 agosto 2008 per il duplice omicidio degli albanesi Arthur Kazani e Zyber Dani, a Castel Volturno; il 18 settembre 2008 per l’omicidio di Antonio Celiento, titolare di una sala giochi a Baia Verde di Castel Volturno, ucciso il 18 settembre 2008, nella stessa serata e località della strage degli immigrati compiuta dai setoliani con vittime Kwame Antwi Julius FrancisAffun Yeboa EricChristopher Adams del Ghana, El Hadji Ababa e Samuel Kwako del Togo; Jeemes Alex della Liberia; il 2 ottobre 2008 per l’omicidio di Lorenzo Riccio, ucciso in un’agenzia funebre a Giugliano, dove lavorava come ragioniere, i cui titolari avevano denunciato il pizzo; il 5 ottobre 2008 per l’omicidio, a Casal di Principe, di Stanislao Cantelli, zio del pentito Luigi Diana, ucciso per vendetta trasversale.

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