Guerra Israele-Hamas, esplodono migliaia di cercapersone di membri Hezbollah in Libano

di Redazione

E’ salito a 9 il numero dei morti e oltre 300 feriti nelle esplosioni simultanee dei walkie talkie oggi a Beirut e in diverse località del sud del Libano. I dispositivi di comunicazione erano stati acquistati da Hezbollah circa cinque mesi fa e affidati in dotazione a esponenti del movimento in Libano e Siria, nello stesso periodo in cui erano state comprate le migliaia di cercapersone esplose ieri.

Lo hanno indicato fonti della sicurezza libanese citate dal Times of Israel. Nella città di Sidone e in altre località meridionali si registrano esplosioni anche di sistemi collegati ai pannelli solari e di macchine per le impronte digitali, come riferiscono media locali a Beirut.

Ci sarebbe Israele dietro lo scoppio simultaneo di migliaia di cercapersone avvenuto ieri: almeno 18 i morti e circa 4mila i feriti, tra cui l’ambasciatore iraniano a Beirut. Esplosivo sarebbe stato piazzato dal Mossad nei dispositivi prima che venissero consegnati. “Israele aveva avvertito gli Usa di un’operazione in Libano martedì senza fornire dettagli”, riferiscono fonti ufficiali alla Cnn. Intanto, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione che chiede a Israele “mettere fine senza indugio alla sua presenza illegale nel territorio palestinese occupato” entro 12 mesi. La risoluzione ha ottenuto 124 voti a favore mentre 43 Paesi, tra cui l’Italia, si sono astenuti. Israele, Stati Uniti e altri 12 nazioni hanno invece votato contro.

Il capo del Consiglio esecutivo di Hezbollah, Hashem Safieddine, ha minacciato pubblicamente la vendetta: “Questi attacchi saranno sicuramente puniti in modo unico, ci sarà una vendetta sanguinosa”, ha detto, citato dal Times of Israel. Safieddine è cugino e stretto collaboratore del leader Hasan Nasrallah. “Il nemico dovrebbe sapere che non siamo sconfitti, che non ci piegheremo, che non ci ritireremo e che non saremo influenzati da ciò che sta facendo”, ha detto.

I responsabili dell’attacco con cercapersone “dovranno risponderne”, ha detto Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. “L’aver preso di mira simultaneamente migliaia di persone, siano esse civili o membri di gruppi armati, senza sapere chi fosse in possesso dei dispositivi mirati, dove si trovassero e in quale ambiente si trovassero al momento dell’attacco, costituisce una violazione del diritto internazionale dei diritti umani e, nella misura in cui è applicabile, del diritto internazionale umanitario”, ha sottolineato Türk in un comunicato.

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