Sono tornati in strada, per un presidio davanti alla prefettura di Caserta, i lavoratori dello stabilimento Jabil di Marcianise (Caserta), impegnati in una dura vertenza contro il vertice della multinazionale Usa, che qualche mese fa ha deciso di cessare l’attività industriale nel Casertano ed in Italia entro il marzo 2025, mettendo a rischio 420 posti di lavoro.
In effetti la vertenza va avanti da diversi anni, causa problemi a reperire commesse lamentati da Jabil, con centinaia di lavoratori già fuoriusciti dagli organici dell’azienda americana. Negli ultimi mesi, con la decisione definitiva di chiudere, i contrasti tra le parti si sono acuiti, tra ferie imposte ai lavoratori e forzature sulla mensa da parte della società.
Alla prefettura è stata consegnata una lettera con i punti della vertenza e le sollecitazioni a trovare soluzioni da rivolgere ai vari Ministeri competenti (Ministero del Lavoro, Mimit e Mef) e alla Regione; una situazione peraltro già ampiamente conosciuta all’ufficio territoriale di governo, viste le tante manifestazioni realizzate a Caserta da lavoratori Jabil e sindacati in questi anni e in particolare negli ultimi mesi.
“La Prefettura di Caserta – spiega Mauro Musella, dipendente Jabil nonché delegato sindacale Uilm – ha raccolto con gran preoccupazione le sollecitazioni sindacali. Ora sono la Regione, e soprattutto il suo Governatore, che devono dichiarare i loro reali intenti su questa vertenza. I lavoratori attendono una risposta chiara al prossimo tavolo”.
La settimana prossima dovrebbe tenersi un ennesimo incontro a Roma davanti ai rappresentanti ministeriali, in cui si attendono proposte su soluzioni alternative alla cessazione dell’attività; sul tavolo c’è la cessione del ramo d’azienda dalla Jabil alla Tme Assembly Engineering Srl, nuova società costituita dalla Tme, azienda di Portico di Caserta, e da Invitalia, società del Mef (Ministero Economia e Finanze).
La proposta è stata però già bocciata dai lavoratori Jabil, che non vogliono sentir parlare di progetti di reindustrializzazione, visti come sono andati quelli adottati in passato con altri esuberi; oltre 200 lavoratori Jabil passati in Softlab, da mesi protestano perché quasi sempre in cassa integrazione senza alcun progetto produttivo e prospettive future, mentre altri 23 sono andati nell’azienda sarda Orefice.