Teverola, arresti clan Picca: le minacce del boss per un terreno su cui realizzare impianto di cremazione

di Redazione

Teverola (Caserta) – Minacce e intimidazioni, nonostante le quali un cittadino aveva deciso di non cedere alla pressioni del boss Aldo Picca, interessato a rilevare dalla Curia un terreno, di cui lo stesso cittadino era locatario, per realizzarci sopra un impianto di cremazione.

E’ uno degli episodi che emerge dalle indagini che hanno portato, stamani, all’arresto del 68enne “padrino” teverolese e di altre 34 persone (più 7 sottoposte a divieto di dimora), accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, traffico di droga e intestazione fittizia di beni.

I fatti risalgono al periodo tra l’aprile 2021 e l’aprile 2022. Attirato dai guadagni che poteva comportare il business della cremazione dei defunti, il boss Picca aveva in mente il suo progetto di un impianto a Teverola e si metteva alla ricerca di un terreno, puntando in particolare ad uno situato a pochi metri dal cimitero, di proprietà della Curia che, a sua volta, l’aveva ceduto in locazione ad una famiglia del posto.

Ad un certo punto, nella vicenda subentrava un anziano sacerdote che, a detta di Picca, si sarebbe dichiarato disponibile ad assumere il ruolo di intermediario con la Curia. Ma occorreva prima sbarazzarsi dei locatari. Picca riusciva ad avvicinare uno di questi, intimandogli di rinunciare al terreno ma il locatario respingeva la minaccia e si dichiarava pronto a denunciarlo se avesse insistito. Da qui l’accusa per Picca, formulata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, di tentata estorsione aggravata.

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