Aversa (Caserta) – 7 aprile 2013. Più di undici anni fa, ad Aversa, in piazza Bellini, veniva ucciso a coltellate Emanuele Di Caterino, 14 anni, di San Cipriano d’Aversa, al culmine di una rissa alla quale il ragazzo era estraneo. Da allora quel delitto non ha ancora un colpevole.
Dopo la condanna ad otto anni di carcere, inflitta il 6 luglio 2023 dalla Corte di Appello di Napoli, per il 27enne Agostino Veneziano, di San Marcellino, all’epoca dei fatti minorenne, aveva 17 anni, al termine del sesto processo relativo alla vicenda, ora, dopo l’ennesimo annullamento da parte della Cassazione, a gennaio comincerà un nuovo processo d’appello, il terzo.
“Il ritardo della giustizia determina un senso di impunità pericoloso e disumano per le future generazioni”, dice all’Ansa l’avvocato Maurizio Zuccaro, legale della famiglia Di Caterino, che, ancora una volta, chiede “sia fatta luce su questa vicenda dopo l’ennesimo annullamento da parte della Cassazione e una nuova udienza, la terza, dinnanzi la Corte di Appello di Napoli, fissata per il prossimo gennaio”.
La dinamica di quello che accadde, fanno sapere gli avvocati della famiglia Di Caterino, è piuttosto chiara: una lite tra gruppi di giovanissimi a causa di qualche parola di troppi. Poi gli spintoni, gli schiaffi e infine le coltellate. A fronteggiarsi furono il gruppo di giovani di cui faceva parte anche Emanuele che a questo evento non aveva partecipato, e un branco in cui c’era il anche colui che sferrò le coltellate. Emanuele, pur non prendendo parte alla rissa, fu preso di mira dall’accoltellatore. Quest’ultimo, dopo essere stato schiaffeggiato, pur potendo darsi alla fuga, tornò indietro e, senza esitare, accoltellò Emanuele, non lasciandogli alcuno scampo. Ciò nonostante gli avvocati dell’imputato chiedono che venga riconosciuta a Veneziano la legittima difesa “per un ragazzo – sottolinea, invece, l’avvocato Zuccaro – che andava in giro armato di coltello e che ha ucciso senza esitazione un coetaneo che non gli aveva fatto niente”.
L’ultima sentenza di condanna – Nelle motivazioni della sentenza di condanna inflitta lo scorso anno, il collegio ripercorre le “due fasi” in cui si consumò la tragedia, che vide coinvolti tutti ragazzi minorenni, dai 14 ai 17 anni: la “prima fase” intorno alle 23.15 del 7 aprile, quando Veneziano iniziò a rompere a mani nude una tabella dell’ufficio postale, venendo per questo richiamato da un amico del 14enne Di Caterino, ovvero Emanuele Oliva; i due iniziarono a discutere, intervenne così Giuseppe Zagaria, amico di Oliva, che diede uno schiaffo da dietro a Veneziano. Quest’ultimo ebbe la peggio, in quanto cadde a terra e venne colpito dai due amici ai quali si aggiunsero anche altri minori, tra cui Di Caterino, anche se non tutti i testimoni sono stati concordi sulla presenza in quel frangente del 14enne che, anzi, avrebbe tentato di sedare la rissa. Di certo, attorno ai ragazzi che si azzuffavano si creò un cerchio di altri adolescenti.
Ecco, quindi, la “seconda fase”, in cui intervenne un amico maggiorenne di Veneziano e questi poté rialzarsi. A quel punto, Veneziano estrasse il coltello e, accecato dalla rabbia, sferrà fendenti ovunque – sembrava “Zorro” raccontò un testimone – colpendo così Di Caterino, poi anche gli amici di quest’ultimo, ovvero Oliva, Zagaria, Diana e Falanga, e urlando “v’accire a tutt’quant” (“vi ammazzo tutti”). Nessuno si accorse del coltello, solo alla vista del sangue i feriti capirono l’accaduto. In ospedale finirono Di Caterino, che morì, e altri quattro amici, di cui due con ferite gravi.