Inchiesta hacker, Copasir chiede atti alla procura. Pm: “Oltre 800mila gli spiati”

di Redazione

Il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ha chiesto, compatibilmente con il segreto istruttorio, gli atti dell’inchiesta di Milano sui dossieraggi. Sono emersi dalle carte diffuse finora presunte acquisizioni di documenti dell’intelligence e il gruppo degli indagati godrebbe, si legge nell’ordinanza, di “appoggi di alto livello”, anche “quello dei servizi segreti, pure stranieri”. Il Comitato vuole chiarire quali siano i profili che riguardano il coinvolgimento degli 007, come ha fatto in passato con l’inchiesta di Perugia legata agli accessi alle banche dati del finanziere Pasquale Striano.

Stando alle ipotesi della Dda di Milano, infatti, sarebbero anche molte di più di 800mila le persone che potrebbero essere state spiate con accessi abusivi alle banche dati. Nunzio Samuele Calamucci, come emerso dagli atti, diceva che avrebbe avuto “a disposizione” un hard disk contenente ottocentomila Sdi”, ossia informazioni acquisite dalla banca dati delle forze dell’ordine.

“Spiati anche cittadini russi” – Spuntano anche presunti dossier su cittadini russi. Samuele Calamucci, hacker del gruppo, intercettato parla di un “report” su un “famoso oligarca russo” e in altri passaggi i pm scrivono che si è cercato di accertare l’identità del russo e l’unico elemento è “una vicenda che vede coinvolti dei cittadini russi-kazaki (Victor Kharitonin e Alexandrovich Toporov)” e “la costruzione di un hotel a Cortina d’Ampezzo e la gestione di svariati resort di lusso”. Un accesso abusivo, poi, avrebbe riguardato Vladimir Tsyganov e Oxana Bondarenko, attivi nel settore moda.

Sequestrato un server in Lituania – Durante le indagini è stato sequestrato un server in Lituania. La Procura sta valutando anche una rogatoria in Inghilterra, dove c’era una sorta di centrale di hacker guidata da una donna.

Sequestrato archivio ex super poliziotto – Nell’inchiesta della Dda di Milano sulla banda di presunte cyber-spie è stato sequestrato l’archivio dell’ex poliziotto Carmine Gallo, di cui parla anche nelle intercettazioni e che avrebbe tenuto nascosto in un garage. Si tratterebbe di un archivio soprattutto cartaceo. Gallo, l’ex super poliziotto ora ai domiciliari, parlando con Nunzio Samuele Calamucci, l’hacker del gruppo, faceva riferimento, intercettato, alla “destinazione finale del proprio archivio”, che era “occultato” a casa della segretaria della società di investigazione Equalize. Gallo spiegava, si legge negli atti, di aver portato da poco degli scatoloni a casa della segretaria e che lei li avrebbe dovuti spostare in un garage. “Non c’ha le chiavi del garage – raccontava – quindi gli scatoloni li ho portati a casa sua. Ha detto poi li porta lei giù (…) così siamo a posto, non dobbiamo avere nulla qua”. Da quanto si è saputo, nell’inchiesta dei carabinieri è stato trovato e sequestrato nei giorni scorsi (il blitz con gli arresti è di venerdì) quell’archivio, composto soprattutto da documentazione cartacea. Documenti che saranno analizzati, così come quelli contenuti su chiavette e dispositivi informatici. Sarà vagliata anche la contabilità acquisita nelle società di investigazione privata sequestrate e al centro dell’indagine per verificare i presunti profitti illeciti, con ipotesi da verificare anche di false fatturazioni. I profitti al momento sono stati quantificati in oltre 3,1 milioni di euro.

Indagato ex di Leonardo-FinmeccanicaPierfrancesco Barletta, ex socio di minoranza di Equalize srl con il 5%, già nel cda di Leonardo-ex Finmeccanica e attualmente vice presidente della Sea, è indagato nell’indagine della Dda di Milano. Nell’inchiesta si contesta al manager il concorso in accesso abusivo a sistema informatico in relazione a due report da lui commissionati. Inoltre è anche vittima di un episodio di dossieraggio.

Pd: “Meloni con urgenza in Parlamento: coinvolti apparati Stato?” – Sulla vicenda è intervenuto anche il Pd: “Il quadro che emerge dall’inchiesta hacker e dalle notizie che quotidianamente leggiamo sulla vicenda è inquietante. Siamo di fronte ad un sistema di sicurezza del Paese che fa acqua da tutte le parti e che, come è evidente, viene usato dalla destra al governo per pericolosi dossieraggi e faide interne”. “A questo punto è necessario che il Presidente del Consiglio venga con urgenza in Parlamento: vogliamo sapere come sia possibile che sia stato violato il sistema dello SDI, con hackeraggi di dati che, a quanto pare, toccano le più alte cariche dello Stato”. Così in una nota i capigruppo del Pd, Francesco Boccia e Chiara Braga.

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