“L’inchiesta giudiziaria coordinata dalla Dda di Bari sul traffico di rifiuti dalla Campania alla Puglia e alla Basilicata, con l’applicazione di diverse misure cautelari nei confronti di persone accusate a vario titolo di aver organizzato un sistema di smaltimento illecito, conferma l’allarme più volte lanciato durante i lavori del Forum internazionale Polieco sull’ambiente”. Claudia Salvestrini, direttore generale del consorzio nazionale dei rifiuti dei beni in polietilene “Polieco”, annuncia che “laddove dovesse essere confermata la presenza di rifiuti plastici provenienti dall’agricoltura tra quelli inseriti nei flussi illeciti, già evidenziata dalle indagini, il consorzio, ritenendosi parte offesa, chiederà di essere ammesso alla costituzione di parte civile nel procedimento penale che sarà incardinato in futuro”.
Polieco, da anni in prima linea sul fronte dei traffici illeciti, ritiene necessaria una presa di posizione anche nelle sedi giudiziarie. “Costituirsi parte civile contro chi smaltisce i rifiuti in modo illegale è un atto dovuto non solo per dare un segnale a difesa dell’ambiente e della salute ma – dice Salvestrini – anche a tutela di quelle imprese che lavorano nella legalità. Il danno che queste subiscono dalla concorrenza sleale di chi smaltisce i rifiuti abbandonandoli e non indirizzandoli al corretto riciclo o smaltimento, è notevole e, dinanzi a questo, bisogna adottare ogni misura di contrasto possibile”.
Le attività illegali di smaltimento di rifiuti provenienti dalla Campania, per la maggior parte scarti provenienti dal trattamento di rifiuti industriali e della frazione indifferenziata della raccolta urbana, dopo essere stati raccolti e trasportati, venivano abbandonati in cave in disuso, vigneti, uliveti e capannoni dismessi delle province di Foggia e Barletta-Andria-Trani, si riferiscono al periodo febbraio 2020 – agosto 2021.
“Questa inchiesta testimonia innanzitutto che, mentre c’era l’emergenza Covid, gli eco criminali non si sono affatto fermati ma semmai i traffici sono anche aumentati, allo stesso tempo – osserva il direttore Salvestrini – delinea uno spaccato che richiama al passato, in particolare alla gestione dei rifiuti che negli anni ‘80 e ‘90 il clan dei Casalesi aveva ideato in Campania. E se è vero che, così come denunciamo da anni, ormai i traffici illeciti avvengono soprattutto attraverso il cambio codice Eer dei rifiuti, spesso destinati a cementifici esteri dove vengono bruciati senza aver subito le necessarie lavorazioni, è vero anche che i metodi “tradizionali” di smaltimento illecito continuano ad esistere, riscontrando il protagonismo di imprenditori e intermediari spregiudicati. Scenari che richiamano a un’attenzione sempre più alta”.
Il Polieco, che nella sua mission ha il compito di monitorare il corretto avvio a riciclo dei rifiuti di propria competenza, si era già costituito parte civile (ottenendo anche il successivo risarcimento), nel processo scaturito dall’operazione Golden Plastic, che riguardava un traffico illecito dalla Puglia alla Cina.