Aversa (Caserta) – Dal 25 al 27 ottobre la Città di Aversa ha ospitato re giorni di approfondimento sul tema del turismo enogastronomico e ambientale, dal titolo “DiVino Asprinio: il sapere da bere e da gustare”. L’iniziativa del Comune di Aversa è nata da una idea del team “I Love Aversa” costituito da cittadini che superando ogni forma di schieramento di parte sono orientati a percorsi di bene per la città, per il territorio, per il prossimo.
Per il Comune di Aversa c’è stato in particolare il coinvolgimento di Orlando De Cristofaro, assessore alle Attività Produttive, e di Olga Diana, assessora all’Ambiente, oltre che del sindaco di Aversa Francesco Matacena. Importante anche la presenza di don Carmine Schiavone, direttore della Caritas della Diocesi di Aversa e Delegato per la Campania. Tante le iniziative previste: iniziative per adulti, per bambini, per attività commerciali, visite guidate alle cantine Menale, laboratori didattico ludici, presentazione del libro “La vite si Marita” di Carolina Levita con favola danzata a cura del “Centro Danza Diana” di Aversa e con la collaborazione di “Musidantea 2.0”, tre tavole rotonde con focus specifici.
TURISMO ENOGASTRONOMICO – La prima tavola rotonda si è tenuta il 25 ottobre, nella sala consiliare del Comune di Aversa, dedicata ai nuovi percorsi di turismo enogastronomico e ambientale nella città di Aversa. Dopo i saluti istituzionali, la dottoressa Rachele Arena ha aperto la giornata illustrando gli obiettivi e le prospettive future di questi percorsi turistici in ambito enogastronomico e ambientale, sollecitando l’attenzione delle Istituzioni verso le aree interne della Campania di cui fa parte pure Aversa e con essa tutta Terra di Lavoro e dando il via a una serie di interventi e approfondimenti dei relatori ed esperti convocati sul valore del vino Asprinio e delle viti maritate, patrimonio unico del territorio aversano. Hanno partecipato il professor Riccardo Serraglio, docente del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, con un approfondimento storico sulla vite maritata, il professor Alfredo Oliva, estensore della Legge Regionale 11/2016 “Conservazione e valorizzazione delle Alberate Aversane e delle Viti maritate a Pioppo”, il professor Diego Matricano, del Dipartimento di Economia della Vanvitelli, con una analisi delle strategie di comunicazione e marketing per un percorso turistico. La sessione è stata moderata dal giornalista molisano Stefano Ricci.
EDUCAZIONE AMBIENTALE – La seconda tavola rotonda si è svolta sabato 26 ottobre, sempre nella sala consiliare, ponendo l’accento su ambiente, strategie per la Terra dei Fuochi e sulla rilevanza dell’educazione ambientale nelle scuole di ogni ordine e grado, partendo dagli istituti comprensivi. Hanno partecipato al confronto, oltre alle rappresentanze comunali, la dottoressa Fabiana Liguori di Age che ha evidenziato il prezioso ruolo dei genitori insieme alle scuole per la sensibilizzazione dei ragazzi verso le tematiche ambientali, il dottor Raffaele Lauria e l’architetto Milena Biondo, rispettivamente delegato regionale e delegata provinciale Wwf, il dottor Renato Perillo e la professoressa Lina Morzillo, dell’Ufficio Docenti Wwf Italia, che hanno illustrato il progetto Wwf dell’aula Natura, il dottor Alessandro Gatto, coordinatore Vigilanza Ambientale per la “Terra dei Veleni”.
LE GUARDIE AMBIENTALI DEL WWF – In particolare, Gatto ha spiegato che le guardie giurate del Wwf Italia hanno vari tipi di decreti di nomina in base alle leggi sulle quali possono agire. Si può avere il decreto venatorio, con il quale esercitano il controllo delle attività venatorie e soprattutto cercano di frenare il fenomeno del bracconaggio e della caccia illegale. Con questo decreto, grazie alla Legge 26/2012 della Regione Campania, le guardie venatorie hanno anche un’altra importantissima funzione: quella della salvaguardia della natura e dell’ambiente. Quindi, il loro lavoro prioritario è difendere l’ambiente da ogni forma di inquinamento, soprattutto nelle province di Napoli e Caserta dove esiste ancora il triste fenomeno della cosiddetta “Terra dei Fuochi”. Molto spesso queste guardie procedono a fare sopralluoghi ove c’è stato un abbandono illecito di rifiuti e quindi si fanno tutti i rilevi del caso, scattando anche fotografie georeferenziate e poi il tutto si invia alle autorità competenti via Pec. Qualche volta, ma veramente di rado, si riesce anche a cogliere in flagranza di reato chi commette questi odiosi crimini ai danni del nostro ambiente. In quel caso, poi, le guardie, in qualità di pubblici ufficiali, vengono ascoltate anche durante il processo penale che viene fatto contro chi ha commesso il crimine ambientale. Poi c’è il decreto delle Prefetture che conferisce loro le funzioni di controllo sulle Leggi per la tutela degli animali, sulla raccolta dei funghi e tartufi, sulla flora endemica e rara e sulla tutela delle aree naturali protette. Denunciare anche contro ignoti è importantissimo per la tutela del nostro territorio e del nostro ambiente perché chi di dovere deve procedere a ripulire i siti inquinati. E’ una questione innanzitutto di prevenzione sanitaria primaria. E, infatti, una buona percentuale delle segnalazioni ottiene i risultati sperati, cioè la pulizia dei siti, prima che avvenga il solito incendio appiccato dai soliti ignoti. E’ un lavoro certosino di continuo controllo del territorio. Ovviamente, spesso le guardie ambientali si affiancano alle forze di polizia giudiziaria, in particolare modo con i carabinieri forestali.
Le proposte a salvaguardia dell’ambiente – Interessanti le proposte fatte dalla dottoressa Rachele Arena sul fenomeno “Terra dei fuochi”: 1) Maggiori controlli e personale – A tal fine si potrebbero conferire riconoscimenti più ampi alle guardie giurate ambientali. Bisogna considerare che le guardie venatorie del Wwf attraverso una legge regionale già riescono ad essere pubblici ufficiali e a fare verbali amministrativi nei confronti di coloro che stanno inquinando l’ambiente. Molte di queste attività eco criminali però non sono di tipo amministrativo ma penale. Di fronte al penale le Guardie Ambientali non hanno poteri e devono chiamare la pg, possono fermare la persona che sta commettendo reato. Questo nelle aree rurali perché nelle città ossia nelle aree urbane non hanno titolo. Occorrerebbe una legge a livello governativo o almeno regionale che preveda che le Guardie Giurate delle Associazioni ambientaliste ufficialmente riconosciute a livello nazionale possono avere Guardie Ambientali che siano quanto meno pubblici ufficiali sulla materia del T.U. 152 del 2006;
2) Piantare alberi che contrastino l’inquinamento – Occorrerebbe preferire le specie che lo contrastino; ad esempio nel territorio della Terra dei Fuochi, delimitato tra le province di Napoli e Caserta, un esempio è il leccio. Tali specie arboree ben si insediato nel territorio in quanto fanno parte della sua fascia bioclimatica e rispondono bene all’esigenza di assorbimento degli inquinanti; 3) Personale addetto al verde che sia competente e adeguatamente formato piuttosto che personale volontario o saltuario privo di formazione che effettua potature in modo scorretto capitozzando le piante poiché in questo modo devasta la pianta distruggendo tutto quel piccolo ecosistema che si sviluppa intorno a un albero. Le piante capitozzate non assolvono alla loro funzione ecologica all’interno dell’area urbana. Ricordiamoci che la pianta con le foglie regala ossigeno e assorbe l’inquinamento;
4) Formazione sui corretti metodi di smaltimento dei rifiuti in agricoltura. Molti agricoltori sono ancora impreparati sul corretto smaltimento; 5) Avviare percorsi di educazione ambientale con laboratori esperienziali nelle scuole di ogni ordine e grado per educare all’amore e al rispetto per l’ambiente; 6) C’è bisogno di pene certe e di un processo rapido per i crimini ambientali.
LE RICHIESTE DEI PRODUTTORI – La terza tavola rotonda si è tenuta il 27 ottobre, nella sala convegni della Banca Fideuram. Sono intervenuti, moderati dal giornalista Antonio Taglialatela, direttore di Pupia.Tv, il funzionario regionale Mario Schiavone e Vincenzo Letizia, della cooperativa Eureka. Unione artigiani e produttori del vino Asprinio d’Aversa hanno proposto quanto segue: 1) Un progetto di qualificazione delle infrastrutture e in particolare delle grotte per la conservazione e le degustazioni delle eccellenze aversane, delle strade sotterranee dell’Asprinio dei comuni dell’agro aversano con Aversa comune capofila; 2) La salvaguardia delle alberate aversane con un censimento delle alberate e relativo inserimento nel Puc e con una carta dei suoli; 3) Contributo di 100 euro per ceppo fino ad un massimo di 4mila euro per ettaro coinvolgendo i settori ambiente, agricoltura ed attività produttive. 4) Aversa come promotrice della valorizzazione storico culturale del vino Asprinio consigliando ai ristoratori locali la presenza nella carta dei vini dell’Asprinio d’Aversa. Si potrebbe realizzare un Parco Asprinio nella zona Cappuccini. Sarebbe una buona idea per la tutela del paesaggio: un parco con fattoria didattica, zona picnic, agriturismo, zone relax e altro. Ci sarebbe, poi, la zona sud di Aversa che confina con San Marcellino e Trentola Ducenta, precisamente l’area Anas, all’entrata dell’Asse Mediano, con quasi un ettaro di alberate abbandonate prima coltivate.
LE RICHIESTE DELLE ASSOCIAZIONI – Non sono mancati interventi dal pubblico partecipante alle tre tavole rotonde. Il dottor Gennaro Mariniello, presidente di “Campania Plus”, ha messo in evidenza quelle che per lui costituivano le priorità e le emergenze per la città; e ricordato anche la fiorente produzione di canapa in passato, per poi sottolineare che nei parchi della città servirebbero la lavanda, il rosmarino e tante altre piante aromatiche per i tanti benefici derivanti dalla bellezza, dai profumi, dai colori, dalla loro utilità agli insetti ed uccelli, in scuole e aree standard. Il cavalier Tonino della Volpe, presidente di Casartigiani, ha evidenziato che: 1) Il Turismo non è decollato negli anni probabilmente perché non è stata individuata da parte delle Amministrazioni passate e/o dalle associazioni che se ne sono occupate nello specifico perché chi se ne è occupato in prima persona non ha individuato la giusta strada; 2) Nel settore enogastronomico è mancato o meglio non è stato valorizzato un organismo intermedio tra produttori e aziende e cittadini che si facesse promotore delle istanze e delle esigenze comuni; 3) In città è mancata una Pro-loco con azioni davvero efficaci per la città e lungimiranti. Una Pro Loco sarebbe necessaria ma a condizione che sia affidata davvero a chi ama la città, non a chi ha già fatto il suo tempo.
“LUNA ROSSA” – La conclusione della terza tavola rotonda è stata affidata alla performance del cantante Gennaro De Crescenzo, nipote di Edoardo De Crescenzo, che da qualche anno è concittadino aversano, che ha eseguito l’intramontabile “Luna Rossa”. SOTTO UNA GALLERIA FOTOGRAFICA