È iniziata la rimozione del solaio della Sala della Gloria. La Reggia di Caserta, Sito Unesco, con un lavoro complesso e molto delicato, restituisce dignità agli ambienti del Piano reale trasformati nel corso del Novecento.
Con l’avvio simbolico della pinza demolitrice ad opera del direttore del Museo Tiziana Maffei, ieri mattina si è dato il via alla demolizione del piano intermedio creato, tra il 1930 e il 1940, per incrementare le superfici utili al piano secondo del Palazzo reale. All’epoca furono infatti tagliate in due le imponenti spazialità degli ambienti di rappresentanza dell’Appartamento della regina.
Vennero ridotte le altezze di quattro delle cinque anticamere, della Sala del Trono e della Gran Galleria: da circa 16,5 metri a 8 metri con la costruzione di solai piani. Nel 2022 un piccolo cedimento del controsoffitto nella Sala della Gloria, a conclusione della mostra Frammenti di Paradiso, costrinse a puntellare lo spazio e a procedere con un’accurata ricognizione delle aree soprastanti scoprendo dei pericolosi avvallamenti nel solaio superiore. Tale situazione portò l’Aeronautica militare ad accelerare la dismissione di due ambienti della scuola e l’avvio di indagini propedeutiche alla complessa progettazione.
Con i lavori iniziati oggi, la volta della Sala della Gloria, finora occultata da quell’ammezzato, tornerà visibile così come nella sua conformazione originaria progettata da Luigi Vanvitelli. E’ la prima operazione di questo genere realizzata dal Museo, in ambienti fino a non molto tempo fa destinati ad altri utilizzi da Enti e Istituzioni differenti.
L’intervento rientra nel progetto di messa in sicurezza e consolidamento di uno degli ambienti dell’ex Scuola Nazionale dell’Amministrazione e di altri spazi pertinenti, finanziato nel 2022 dalla Direzione Generale Bilancio e dai fondi ordinari della Reggia.
Ragioni di sicurezza e la valutazione di costi/benefici ha condotto alla scelta della demolizione del solaio. Verranno restituiti alla grande sala gli originari volumi a tutta altezza che vennero traditi dalla realizzazione, nel secolo scorso, di un solaio in conglomerato cementizio armato di grandi dimensioni. La superficie da rimuovere è di circa 340 metri quadrati. È sorretta da cinque travi in calcestruzzo armato, di sezione 0,25 metri per 1,85 metri e lunghezza 14 metri, che si innestano direttamente sulle murature in tufo originarie del Palazzo reale per oltre un metro. Ciascuna trave ha mediamente un peso di 1600 kg per metro lineare.
L’inizio dei lavori ha richiesto una lunga fase preparatoria. Al di sotto del solaio latero-cementizio da rimuovere, è stata realizzata una imponente impalcatura su tutta la superficie. Tale ponteggio ha diverse funzioni: puntellare, e quindi reggere, le travi nelle complesse fasi di demolizione; permettere agli operatori di lavorare in sicurezza; consentire la demolizione mantenendo il pieno controllo sui materiali di risulta e sui rispettivi carichi.
Una volta rimosse le tramezzature che erano state costruite al piano superiore per la creazione di ambienti di lavoro in uso all’Aeronautica militare, si è dato inizio alla demolizione del solaio. Ultimato l’intervento, si avvieranno le opere di finitura della sala che tornerà a essere, quindi, come nei progetti dell’architetto Vanvitelli.
“Questo cantiere rappresenta un tassello molto importante nell’opera di restituzione della memoria e dell’eredità del Maestro Vanvitelli – afferma Tiziana Maffei, direttore della Reggia di Caserta – Il Complesso vanvitelliano, sin dalla sua costruzione, è stato asservito a molteplici funzioni e spesso assoggettato alle esigenze del momento, senza che sia stato tenuto nella debita considerazione non solo il valore simbolico di questo luogo ma ancor più la qualità spaziale e compositiva della fabbrica vanvitelliana. Queste scelte, che oggi appaiono incomprensibili, possono solo essere storicizzate e speriamo superate una volta per tutte cercando di riallacciare i fili persi tanti anni fa e ponendo rimedio all’estremo, e a volte violento, pragmatismo subito. Auspichiamo che la Reggia di Caserta non sia più contenitore dalle grandi superfici ma suggestione unica dell’ingegno e della visione umana”.