Un nuovo capitolo si aggiunge all’inchiesta sul presunto sistema di corruzione al Comune di Teverola tra il 2019 e il 2021, con al centro la cosiddetta “lottizzazione Schiavone”. Il Tribunale del Riesame di Napoli ha deciso di revocare gli arresti domiciliari per l’ex assessore ai Lavori Pubblici, Pasquale Buonpane, e l’ex consigliere comunale Pasquale De Floris, ritenendo che non vi siano gravi indizi di colpevolezza. Confermati, invece, i domiciliari per gli ex sindaci Biagio Lusini e Tommaso Barbato e l’ingegnere Gennaro Pitocchi.
Dall’indagine, coordinata dalla Procura di Napoli Nord e condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Aversa – che lo scorso 12 novembre ha portato all’esecuzione di otto misure nei confronti di professionisti, imprenditori e amministratori pubblici – è emerso che in quel triennio, quando era in carica l’amministrazione del sindaco Barbato, alcuni atti amministrativi, e precisamente permessi a costruire, sarebbero stati rilasciati a seguito di numerosi contatti tra gli amministratori e i beneficiari, spesso con l’intermediazione di tecnici comunque pienamente coinvolti e consapevoli della illiceità delle loro condotte. Ricostruite, inoltre, condotte corruttive che vedevano coinvolti l’allora primo cittadino, alcuni componenti della Giunta e del Consiglio Comunale e vari imprenditori e privati cittadini.
Di particolare rilevanza investigativa le intercettazioni eseguite sull’utenza e all’interno di Lusini, già sindaco di Teverola dal 2005 al 2015, poi consigliere comunale di minoranza all’epoca dell’amministrazione Barbato. Lo stesso, secondo gli investigatori, avrebbe pianificato una rilevante attività di speculazione edilizia presso una vasta area agricola ubicata nel territorio comunale di Teverola, divenuta edificabile attraverso la rivisitazione del piano urbanistico comunale approvato in Consiglio comunale. Lusini, ricoprendo la duplice veste all’epoca dei fatti sia di consigliere comunale di minoranza che di imprenditore “di fatto” della società che doveva realizzare il complesso edilizio, “nella piena consapevolezza dell’illiceità dell’intero progetto edificatorio di cui è stato, unitamente ad altre figure, il principale ideatore”, scrive il gip nell’ordinanza, “fungeva da mediatore tra il proprietario dei terreni agricoli oggetto dei permessi di costruire e figure apicali della giunta comunale”, tra cui il sindaco Barbato e l’assessore Buonpane. Questi ultimi, dietro l’accettazione della promessa di una consistente somma di denaro, avrebbero operato al fine di far ottenere i titoli edilizi al proprietario dei terreni, grazie all’interessamento del responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale da loro stessi chiamato a ricoprire l’incarico nella compagine amministrativa comunale.
Gli investigatori hanno delineato un contesto a dir poco inquietante ed un’attività amministrativa illecita che si sarebbe protratta per lungo tempo, in cui, scrive il gip, “i rapporti tra pubblico e privato erano saldamente finalizzati ad ottenere vantaggi, nella costante violazione delle leggi che disciplinano l’azione amministrativa”. In questo contesto, l’allora sindaco Barbato (poi divenuto vicesindaco nella nuova amministrazione guidata da Gennaro Caserta e dimessosi a seguito della richiesta i misure cautelari avanzata dalla Procura) sarebbe “risultato materialmente al soldo di tutto l’entourage politico/imprenditoriale gravitante nell’orbita dei soggetti indagati”.
Oltre all’esecuzione dei provvedimenti cautelari, i carabinieri hanno anche sottoposto a sequestro preventivo l’intero complesso residenziale “Parco Iris”, in località “Madama Vincenza”, in parte ancora da realizzare e le unità immobiliari oggetto di compravendita, e un fabbricato per civile abitazione in via Fratelli Bandiera.