Sono accusate di aver prodotto e impiegato false attestazioni e titoli di studio utili a scalare le graduatorie per l’insegnamento le 12 persone – 3 finite agli arresti domiciliari e altre nove sospese dall’attività di insegnante – raggiinte stamani da un’ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Foggia.
Le accuse, a vario titolo, sono di concorso in falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, esercizio abusivo della professione e favoreggiamento personale.
L’operazione – eseguita dai carabinieri di Cerignola tra le province di Foggia e Caserta – è legata ad un’indagine eseguita dai carabinieri di Stornarella nell’agosto 2023 sulla base di esposti anonimi e conclusasi nel maggio scorso, accertando che un’avvocata del Foro di Foggia, il marito insegnante e il dirigente di un istituto paritario, in concorso tra loro, avrebbero indotto in errore gli uffici scolastici provinciali mediante certificati falsi e comunicazioni Unilav che documentavano per gli anni compresi tra il 2018 e il 2023, rapporti lavorativi con una scuola paritaria in provincia di Caserta. Questo avrebbe consentito a nove persone di iscriversi nelle graduatorie provinciali di supplenza in una posizione determinata da punteggi calcolati sulla base di false attestazioni.
Secondo l’accusa, i tre indagati ristretti ai domiciliari avrebbero avuto una posizione di rilievo nell’ambito di meccanismi di produzione di un’imponente quantità di atti e documenti ideologicamente falsi, utilizzati per acquisire punteggi nelle graduatorie pubbliche di insegnamento.
Tra gli indagati figura anche un dirigente di un istituto paritario della provincia di Caserta che, con false dichiarazioni e attestazioni anche su attività di docenze mai svolte, avrebbe consentito ai nove indagati di ottenere punteggi per scalare le graduatorie dell’insegnamento.