Italia vera eccellenza del riciclo? Salvestrini (Polieco): “Narrazione falsata”

di Redazione

L’Italia non raggiunge gli obiettivi minimi di riciclo stabiliti dall’Europa per gli imballaggi plastici immessi al consumo. Le recenti risultanze dell’inchiesta di Greenpeace confermano quanto da tempo sostiene il Polieco, consorzio nazionale dei rifiuti dei beni in polietilene.

“La narrazione di un’eccellenza italiana nel mondo del riciclo trova impropriamente spazio nel dibattito sul tema ormai da anni e proprio per questo, da tempo, ci battiamo per un’operazione verità con l’obiettivo di analizzare le forti criticità del sistema di gestione dei rifiuti. Solo così – afferma la direttrice generale del Polieco, Claudia Salvestrini – si può davvero pensare di fare dei passi in avanti”.

“La verità – sostiene Salvestrini – è che in questo Paese è necessaria una certificazione chiara dei dati, soprattutto partendo dal fatto che non si può considerare come riciclo effettivo l’avvio al riciclo. Lo abbiamo sempre sostenuto e adesso lo sostiene in modo chiaro l’Europa, che semplicemente sta dicendo che non si possono computare nel riciclo le ingenti quantità di rifiuti che durante il percorso non arrivano alla trasformazione in nuova materia prima ma vanno ad alimentare cementifici, discariche o termovalorizzatori. Tra l’altro, gli scenari mondiali sono indicativi: se davvero avessimo percentuali così alte di riciclo come quelle finora decantate – parliamo anche di quote del 95% – di certo non ritroveremmo i nostri rifiuti in giro per il mondo, in impianti dove non vengono trattati in modo adeguato o in siti dove semplicemente vengono intombati illegalmente”.

Polieco ha più volte acceso i riflettori su una raccolta differenziata urbana basata sulla quantità e non sulla qualità. Questa, unita a un sistema di elargizione di corrispettivi che ha finito per inquinare il mercato, contribuendo a trasformare gli imprenditori del settore in meri commercianti di rifiuti, richiede, per il Polieco, una riflessione necessaria a prospettare scenari alternativi. Salvestrini, che sul tema è intervenuta in varie sedi, e più recentemente anche al panel sugli ecoreati organizzato al Salone della Giustizia di Roma e al convegno sul riciclo chimico tenutosi a Ecomondo, si dice preoccupata per il raggiungimento dei target europei.

“L’Italia ha intrapreso una battaglia contro la Direttiva imballaggi europea, rivendicando una capacità di riciclo che non dovrebbe essere penalizzata da politiche che privilegiano la riduzione della produzione dei rifiuti e il riuso. Ma i dati sono falsati e si rischia di prendere posizioni controcorrente sulla scorta di una situazione che non ha alcuna aderenza con la realtà, a rimetterci – dice Salvestrini – è l’ambiente, ma non solo. I cittadini pagano un contributo ambientale altissimo sui prodotti che mettono nel proprio carrello della spesa ed una Tari ugualmente elevata, per ottenere cosa? Non c’è assolutamente proporzionalità tra i costi sostenuti dai cittadini, sempre più alti nonostante comportamenti sempre più virtuosi, e il raggiungimento degli obiettivi. E’ arrivato per tutti il momento di prenderne atto e di trovare nuove strade e soluzioni, con senso di responsabilità da parte di tutti, a partire proprio dal ruolo dei consorzi”.

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