Mondragone, Ambc: “Cittadini tenuti alla larga dal bilancio. A che servono Consulte e Forum se neppure sul bilancio vengono ascoltate?”

di Redazione

Mondragone (Caserta) – L’Associazione Mondragone Bene Comune (Ambc) torna a criticare duramente l’operato dell’amministrazione Lavanga, questa volta puntando il dito contro il processo di approvazione del bilancio di previsione. Secondo il sodalizio, il sindaco si vanta di aver rispettato la scadenza del 31 dicembre, prevista per legge, ma lo fa senza aver coinvolto la cittadinanza nella predisposizione del documento, ignorando le associazioni, le organizzazioni territoriali e le consulte. Un atteggiamento che l’associazione definisce “sconcertante”, soprattutto alla luce delle recenti critiche della Corte dei Conti sul Piano di riequilibrio finanziario del Comune.

Riceviamo e pubblichiamo: «Abbiamo già scritto della insostenibilità del Piano di riequilibrio finanziario dell’Amministrazione Lavanga, condividendo la bocciatura della Corte dei conti della Campania. E ci siamo già espressi in ordine alle responsabilità. Siamo ora in attesa di ciò che ci diranno la Sezioni Riunite della Corte dei Conti, alle quali Lavanga “in solitaria” ha proposto ricorso. Ma, al di là di questo atteso responso, l’assoluta insostenibilità di quel Piano resta e con essa la città dovrà comunque fare i conti. E sono conti amari! Nel mentre, il Consiglio comunale è stato convocato per approvare entro il 31 dicembre il bilancio di previsione per l’esercizio successivo, come stabilisce l’articolo 151 del TUEL. E adempiere a quanto prescrive la legge (ossia approvare il bilancio entro il 31 dicembre) è diventato per Lavanga un motivo di orgoglio, addirittura da rivendicare. Ma qual è stato il procedimento per la predisposizione del bilancio?

Sappiamo che entro il 15 settembre la giunta avrebbe dovuto adottare un eventuale atto di indirizzo, non obbligatorio ma più che necessario ed opportuno (elaborato in coerenza con le linee strategiche ed operative del DUP, anche se non ancora approvato dal Consiglio, e tenendo conto dello scenario economico generale e del quadro normativo di riferimento vigente) e il Responsabile del Servizio Finanziario trasmettere ai responsabili dei servizi una prima bozza di bilancio (c.d. “bilancio tecnico”), costituito da: i prospetti delle entrate e delle spese riferiti almeno al triennio successivo; il prospetto degli equilibri e gli allegati relativi al FPV e al FCDE; l’elenco dei capitoli riferiti ai medesimi esercizi considerati nel bilancio di previsione, distinti per centri di responsabilità, elenco destinato ad essere inserito successivamente nel PEG.

Il RSF avrebbe dovuto provvedere a trasmettere ai dirigenti/responsabili dei servizi, unitamente al “bilancio tecnico”, anche le necessarie informazioni di natura contabile. E di fronte a squilibri di bilancio nel corso dell’elaborazione del “bilancio tecnico”, il RSF avrebbe dovuto  darne immediata notizia all’organo esecutivo e al segretario comunale, richiedendo alla giunta di individuare gli interventi necessari per compensare gli squilibri, anche sulla base dei possibili interventi (incrementi di entrate e/o riduzione di spese) segnalati dallo stesso Responsabile, il quale sulla base degli indirizzi dell’organo esecutivo – ed anche in assenza di tali indirizzi – è tenuto in ogni caso a predisporre il “bilancio tecnico” in equilibrio.

Sappiamo che entro il 5 ottobre i responsabili dei servizi, sulla base della documentazione ricevuta, avrebbero dovuto a proporre al servizio finanziario, ai sensi dell’articolo 153, comma 4, del TUEL, le previsioni di entrata e di spesa di rispettiva competenza, e questo anche in assenza dell’atto di indirizzo della giunta, oltre alle indicazioni per la predisposizione dell’eventuale nota di aggiornamento al DUP. La mancata risposta da parte dei responsabili entro il termine del 5 ottobre è da intendersi come condivisione delle previsioni del “bilancio tecnico” e delle correlate responsabilità. Successivamente sappiamo che entro il 20 ottobre il RSF avrebbe dovuto verificare le previsioni di entrata e di spesa avanzate dai diversi servizi e iscriverle nel bilancio, determinare il risultato di amministrazione presunto e predisporre la versione finale del bilancio e dei relativi allegati. E sappiamo che entro il 15 novembre la giunta, con l’assistenza del segretario comunale, avrebbe dovuto esaminare la documentazione trasmessa dal RSF e, in attuazione dell’articolo 174 del TUEL, predispone lo schema di bilancio e trasmetterlo al consiglio (a tutti i consiglieri).

A questo punto i consiglieri comunali avrebbero potuto presentare emendamenti allo schema di bilancio, anche sulla base delle indicazioni presenti nella relazione che riporta il parere dell’organo di revisione sul bilancio. Le proposte di emendamento devono riportare il parere del dirigente competente per materia, del responsabile del servizio finanziario e dell’organo di revisione. E sappiamo che – finalmente – dopo il lavoro propedeutico della preposta commissione consiliare, il Consiglio può discutere ed approvare il bilancio. Questo è in estrema sintesi il procedimento corretto imposto dalla legge, che dobbiamo presumere – fino a prova contraria (che ci può essere fornita soltanto dai partecipanti effettivi o potenziali a tale procedimento) – sia stato eseguito alla lettera, sotto la stretta vigilanza del sindaco, anche assessore ad interim. Una procedura che non può assolutamente svilire le prerogative dei Consiglieri comunali, fino a renderle di fatto inutili, come è troppo spesso accaduto.

Ciò che invece sappiamo per certo è che anche questa volta i cittadini sono stati tenuti alla larga dal bilancio. Quello che è il documento più importante per la città è stato anche questa volta, come sempre e come negli ultimi 7 anni e mezzo di “dominio Lavanga”, sostanzialmente apparecchiato nel Palazzo, tra alcuni di loro, senza alcun coinvolgimento (neanche di tipo informativo) neppure delle associazioni, delle organizzazioni territoriali, delle consulte e dei forum. E pensare che per anni abbiamo proposto invano il “Bilancio partecipato”, ma in quegli anni Francesco Lavanga era solo un “povero” vicesindaco. C’è da chiedersi con sconforto: A che servono Consulte e Forum se neppure sul bilancio vengono ascoltate?».

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