Teverola (Caserta) – Annullato il sequestro del Parco Iris, il complesso residenziale finito nell’inchiesta sul presunto sistema di corruzione al Comune di Teverola che, lo scorso 12 novembre, ha portato all’esecuzione di otto misure nei confronti di professionisti, imprenditori e amministratori pubblici, tra cui gli ex sindaci Biagio Lusini e Tommaso Barbato. Dissequestro anche per un fabbricato per civile abitazione in via Fratelli Bandiera.
La decisione è stata adottata dal Tribunale del Riesame che ha accolto le richieste degli avvocati Giuseppe Somma e Nicola Filippelli, legali di gran parte degli acquirenti degli immobili, riservandosi il deposito delle motivazioni.
Sempre il Riesame, lo scorso 30 novembre, pronunciandosi sulle misure cautelari personali, ha confermato gli arresti domiciliari per gli ex sindaci Biagio Lusini e Tommaso Barbato e l’ingegnere Gennaro Pitocchi, revocandoli, invece, all’ex assessore ai Lavori Pubblici, Pasquale Buonpane, e all’ex consigliere comunale Pasquale De Floris, ritenendo che non vi fossero gravi indizi di colpevolezza.
Dall’indagine, coordinata dalla Procura di Napoli Nord e condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Aversa, è emerso che nel triennio 2019-2021, quando era in carica l’amministrazione del sindaco Barbato, alcuni atti amministrativi, e precisamente permessi a costruire, sarebbero stati rilasciati a seguito di numerosi contatti tra gli amministratori e i beneficiari, spesso con l’intermediazione di tecnici comunque pienamente coinvolti e consapevoli della illiceità delle loro condotte. Ricostruite, inoltre, condotte corruttive che vedevano coinvolti l’allora primo cittadino, alcuni componenti della Giunta e del Consiglio Comunale e vari imprenditori e privati cittadini.
Di particolare rilevanza investigativa le intercettazioni eseguite sull’utenza e all’interno di Lusini, già sindaco di Teverola dal 2005 al 2015, poi consigliere comunale di minoranza all’epoca dell’amministrazione Barbato. Lo stesso, secondo gli investigatori, avrebbe pianificato una rilevante attività di speculazione edilizia presso una vasta area agricola ubicata nel territorio comunale di Teverola, divenuta edificabile attraverso la rivisitazione del piano urbanistico comunale approvato in Consiglio comunale. Lusini, ricoprendo la duplice veste all’epoca dei fatti sia di consigliere comunale di minoranza che di imprenditore “di fatto” della società che doveva realizzare il complesso edilizio, “nella piena consapevolezza dell’illiceità dell’intero progetto edificatorio di cui è stato, unitamente ad altre figure, il principale ideatore”, scrive il gip nell’ordinanza, “fungeva da mediatore tra il proprietario dei terreni agricoli oggetto dei permessi di costruire e figure apicali della giunta comunale”, tra cui il sindaco Barbato e l’assessore Buonpane. Questi ultimi, dietro l’accettazione della promessa di una consistente somma di denaro, avrebbero operato al fine di far ottenere i titoli edilizi al proprietario dei terreni, grazie all’interessamento del responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale da loro stessi chiamato a ricoprire l’incarico nella compagine amministrativa comunale.
Gli investigatori hanno delineato un contesto a dir poco inquietante ed un’attività amministrativa illecita che si sarebbe protratta per lungo tempo, in cui, scrive il gip, “i rapporti tra pubblico e privato erano saldamente finalizzati ad ottenere vantaggi, nella costante violazione delle leggi che disciplinano l’azione amministrativa”. In questo contesto, l’allora sindaco Barbato (poi divenuto vicesindaco nella nuova amministrazione guidata da Gennaro Caserta e dimessosi a seguito della richiesta i misure cautelari avanzata dalla Procura) sarebbe “risultato materialmente al soldo di tutto l’entourage politico/imprenditoriale gravitante nell’orbita dei soggetti indagati”.