Villa Literno, Comune condannato a risarcire di 100mila euro per mobbing e demansionamento

di Redazione

Villa Literno (Caserta) – Un’importante vittoria è stata ottenuta dall’avvocato Pasquale Marotta (nella foto) nella causa che ha visto il Comune di Villa Literno condannato per mobbing e demansionamento ai danni del funzionario, l’architetto Antonio Fabozzi.

I FATTIL’architetto Fabozzi, responsabile dell’area tecnica del Comune di Villa Literno, è stato oggetto di una grave privazione delle sue mansioni lavorative a partire dal 2011. Tra le condotte lesive poste in essere dall’amministrazione comunale. Il trasferimento in un locale angusto, privo di computer e strumenti di lavoro, adiacente a una stanza deposito piena di faldoni disordinati. La mancata assegnazione di incarichi specifici e la progressiva esclusione dalle attività tecniche. L’affidamento delle pratiche tecniche e urbanistiche a professionisti esterni, nonostante le comprovate competenze del funzionario. Tali provvedimenti hanno provocato danni professionali e personali all’arch. Fabozzi, causando stress psicologico e la svalutazione della sua figura professionale.

PRIMO GRADO E APPELLO – Nel 2023, il Tribunale di Napoli Nord ha accolto il ricorso patrocinato dall’Avv. Marotta, condannando il Comune al risarcimento di oltre 30mila euro per danno alla professionalità, invalidità permanente e spese legali. Il Comune ha impugnato la sentenza, contestando la valutazione delle prove e la quantificazione del risarcimento. L’avvocato Marotta ha presentato un appello incidentale per ottenere una maggiore quantificazione del danno e il riconoscimento del mobbing.

SENTENZA DELLA CORTE D’APPELLO DI NAPOLI – La Corte d’Appello di Napoli ha rigettato l’appello del Comune e accolto l’appello incidentale promosso dall’avvocato Marotta. Ha aumentato il risarcimento a circa 100mila euro, comprensivi di interessi e accessori, riconoscendo la gravità del demansionamento e delle condotte lesive subite da Fabozzi. La Corte ha evidenziato che: le scelte organizzative del Comune, seppur non sindacabili nel merito, hanno violato il diritto costituzionalmente protetto del dipendente a esercitare la propria prestazione lavorativa; il trasferimento e la mancata assegnazione di mansioni costituivano un chiaro esempio di demansionamento; le testimonianze raccolte, in particolare quelle di colleghi dell’arch. Fabozzi, hanno confermato la situazione di privazione delle mansioni, smentendo le giustificazioni fornite dal Comune.

Questa sentenza rappresenta una pietra miliare nella tutela della dignità professionale dei dipendenti pubblici. L’importante risultato ottenuto dall’avvocato Marotta sottolinea l’importanza di contrastare il mobbing e il demansionamento, ribadendo che il potere organizzativo della pubblica amministrazione non può mai ledere i diritti fondamentali dei lavoratori.

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
Whatsapp
Redazione
Condividi con un amico