‘Ndrangheta nel Bresciano, 25 arresti: c’è anche una suora

di Redazione

25 misure cautelari, tra i cui destinatari figura anche una suora, e oltre 1,8 milioni di euro sequestrati. E’ il risultato di un’operazione contro la ‘ndrangheta a Brescia eseguita da polizia di Stato, carabinieri e Guardia di finanza. Tra gli arrestati, finiti ai domiciliari, ci sono un ex consigliere comunale di Brescia, Giovanni Acri, di Fratelli d’Italia, e suor Anna Donelli, ritenuta dagli inquirenti “a disposizione del sodalizio per garantire il collegamento con i sodali detenuti in carcere”. Ai domiciliari anche Mauro Galeazzi, ex leghista arrestato in passato per tangenti e poi a scarcerato e assolto.

Il gruppo deve rispondere a vario titolo di estorsioni, traffico di armi e droga, ricettazioni, usura, reati tributari e riciclaggio, ma anche del reato di scambio elettorale politico mafioso. Perquisizioni di Polizia, Guardia di Finanza e Carabinieri nelle province di Brescia, Reggio Calabria, Milano, Como, Lecco, Varese, Verona, Viterbo e Treviso e in Spagna, a carico dei quali è stato inoltre disposto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni per oltre 1 milione e 800mila euro.

L’indagine, coordinata dalla Procura Antimafia di Brescia, avviata nel mese di settembre 2020, ha riguardato l’operatività, in territorio bresciano, di un’associazione per delinquere di matrice ‘ndranghetista, originaria di Sant’Eufemia d’Aspromonte (Reggio Calabria), residente da anni in questa provincia e legata da rapporti federativi alla cosca “Alvaro”, egemone nella zona aspromontana compresa tra i comuni di Sinopoli e Sant’Eufemia d’Aspromonte. La “locale” bresciana, hanno appurato gli investigatori della Squadra mobile della polizia e del Gico della Guardia di finanza, compiva estorsioni, traffico di armi e stupefacenti, ricettazioni, usura e scambio elettorale politico-mafioso, con l’impegno per il sostegno elettorale del clan con la futura promessa di reciproci illeciti vantaggi economici.

Il meccanismo era quello di una pluralità di imprese “cartiere” e “filtro”, operanti nel settore del commercio di rottami che avrebbero emesso nei confronti di imprenditori compiacenti fatture per operazioni oggettivamente inesistenti per un imponibile complessivo di circa 12 milioni. Nelle perquisizioni alla ricerca di armi e droga, in particolare nelle province di Bergamo, Verona e Treviso, sono stati impegnati circa 300 uomini delle forze dell’ordine.

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