Sono nove i componenti di una banda accusata di aver messo a segno una serie di assalti in abitazioni nelle province di Napoli, Caserta e Avellino. Tra gli episodi spicca anche la brutale aggressione subita nell’aprile 2023 dall’avvocato penalista Vittorio Giaquinto nella sua abitazione nel centro storico di Caserta.
Quattro dei sospettati sono già in carcere, mentre per altri cinque sono state avanzate richieste di custodia cautelare, con gli interrogatori fissati per il 19 dicembre davanti al gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Daniela Vecchiarelli.
Tra gli arrestati figura il presunto capo della banda, il serbo Igor Zdravkovic, 32 anni, residente nella periferia di Napoli, già noto alle forze dell’ordine per rapine simili. Secondo quanto emerso dalle indagini della Squadra mobile di Caserta, coordinate dalla Procura sammaritana, sarebbe il promotore dell’assalto in casa di Giaquinto. I rapinatori, dopo aver fatto irruzione nell’appartamento di due anziani vicini, li costrinsero con violenza a far uscire l’avvocato sul pianerottolo dove fu pestato e derubato di contanti e oggetti di valore per un totale di circa 1 milione di euro. Dopo un’ora e mezza di sevizie, la banda fuggì lasciando Giaquinto legato in bagno.
Insieme a Zdravkovic sono finiti in carcere altri membri della banda: il 52enne Ciro Cappiello, detto “Peppe” o “Cicciotto”, di Melito di Napoli, con ruolo di organizzatore, e Ilaria Somma, 25 anni, moglie di Zdravkovic, di Castel Volturno residente a Napoli, che si sarebbe occupata della logistica del gruppo, e Novica Djuric, 45 anni, serbo domiciliato a Napoli, coinvolto negli assalti e nella gestione dei mezzi.
Gli altri cinque indagati, attualmente a piede libero in attesa di interrogatorio, sono: D.L., 28 anni, di origine agrigentina e residente nel quartiere Scampia di Napoli; V.P., 34 anni, di Mugnano di Napoli, D.L. 20 anni, di Villaricca, e altri due di origini serbe, entrambi domiciliati a Napoli: F.M., 44 anni, ed R.Z., 31 anni. Tutti sono accusati, a vario titolo, di aver partecipato a furti, rapine e violenze nelle abitazioni.
L’organizzazione criminale si avvaleva di una struttura gerarchica ben definita, con una netta divisione dei compiti. Le indagini hanno evidenziato che il gruppo utilizzava pedinamenti, monitoraggi telefonici e mezzi di trasporto rubati per mettere a segno i colpi. Gli episodi di maggiore violenza si sono registrati a Caserta, Napoli, Avellino e Lauro (Avellino), con le vittime sottoposte a sevizie e minacce per ottenere denaro e beni di valore.