Appuntamento sabato 25 gennaio, alle ore 17.30, nell’ex Monte dei Pegni (Palazzo della Cultura) di Marcianise (Caserta), per la presentazione del nuovo libro dell’architetto Salvatore Costanzo – urbanista e storico dell’arte casertano – dedicato a Giovan Battista Comencini.
Nelle pagine introduttive del volume, Costanzo scrive: “All’indomani della pubblicazione degli ‘Atti delle Giornate di Studio su Luigi Vanvitelli, Caserta-Aversa 2023 (Pacifico Editore, 2023), propongo un nuovo omaggio per un altro architetto attivo nell’area napoletana, vissuto a cavallo tra l’otto-novecento, anch’egli autorevole: Giovan Battista Comencini (Udine 1849 – Napoli 1924), di cui oggi ricorre il primo centenario della morte. Va detto subito che, anche per questa occasione, occorreva interessarsi del Comencini approfondendo saggi e ricerche, mettendo a punto aggiornamenti ed integrazioni per ricostruire una realtà del tempo passato, mirando ad una nuova ed accurata pubblicazione rispetto agli ultimi contributi storico-artistici sull’opera del professionista friulano”.
Numerosi i punti di rilievo che emergono dalla biografia comenciniana, redatta oggi per la prima volta: tra questi, la massiccia presenza di documenti d’archivio che accompagnano la narrazione, insieme a disegni inediti, testimonianze sui rapporti epistolari dell’artista e foto d’epoca (larga parte del materiale utilizzato per il lavoro di ricerca proviene da importanti Biblioteche Nazionali, Archivi di Stato, Fondazioni Museali e Collezioni private). La prima parte dello studio si apre con un saggio che delinea le coordinate e lo sfondo storico-culturale degli accadimenti nello scenario post-unitario di Roma, dove il giovane artista soggiorno per circa tredici anni. Seguono due vasti capitoli su significativi eventi partenopei con paragrafi dedicati all’eclettismo stilistico in architettura, ai lavori di risanamento e all’ampliamento di Napoli, città dove il professionista friulano si trasferì nel 1884 (anno dell’epidemia del colera). Di particolare interesse – in ambito privato – la realizzazione della Cappella Stella (1897) nel cimitero di Sorrento, dove l’arte del friulano raggiunge uno dei suoi momenti più alti e più caratteristici, e segna la considerevole conoscenza verso la cultura delle arti applicate.
Il quarto nucleo tematico del volume ripercorre gli anni della preziosa produzione del Comencini a Marcianise, seguendo due significativi tracciati: il restauro complessivo della chiesa dell’A.G.P. (Ave Gratia Plena) e il progetto per la costruzione del Teatro “Leopoldo Mugnone”, redatto insieme all’ingegnere Guido Milone. Quest’ultimo lavoro, particolarmente caro all’architetto friulano (verosimilmente riconducibile a dei suoi studi sul praticantato romano con Andrea Scala), gli consenti di dare eco alle nuove esigenze primarie dei committenti locali. L’ultimo capitolo del libro raccoglie un’importante rassegna dedicata ad alcuni singolari progetti urbanistici partenopei, insieme a significativi lavori infrastrutturali della “modernità” legati al problema dei trasporti. Molti gli architetti, gli ingegneri e gli artisti che insieme al Comencini aprirono il nuovo scenario delle arti novecentesche a Napoli; essi fecero riferimento a predecessori specifici, protagonisti e artefici attivi già dal decennio ottanta dell’Ottocento.
L’incontro con il napoletano Guglielmo Raimondi (discepolo dell’Alvino), personaggio di spicco in ambito decorativo e nelle arti applicate, citato solo da pochi studiosi del Comencini, sembra abbia rivestito notevole importanza per la fase matura dell’udinese e, malgrado l’assenza di una documentazione dettagliata al riguardo, appare avvalorato da riscontri storicamente attendibili. E certo che al suo esordio nel clima dell’edilizia floreale a cavallo del nuovo secolo, Giovan Battista abbandono i colti riferimenti nazionali a favore di una reinterpretazione della cultura dell’Art Nouveau, come bene evidenziano alcune sue opere. Solo recentemente gli studi di urbanistica legati alla produzione architettonica di quegli anni pongono il maestro nordico tra i più significativi protagonisti dello stile liberty che anche a Napoli si sviluppo verso la fine dell’Ottocento, e si configuro come un fenomeno complesso, comprendente fattori diversi e all’apparenza contraddittori: naturalismo e astrazione, tesi funzionaliste e ricerche decorative, istanze sociali ed assunti estetizzanti.
In definitiva, il Comencini, al quale molti artisti, imprenditori e critici furono legati da un rapporto di profonda collaborazione e stima (si vedano, in particolare, le figure di Scala, Cottrau, Telfener, Stella, Raimondi, ed ancora Tesorone, D’Aronco, Trevisan, Tripoti, Daspuro, Milone), resta forse uno degli ultimi protagonisti della “scuola udinese” attivo a Napoli fino agli anni venti, ma fu certamente tra i primi ad aver aperto consapevolmente una breccia nel linguaggio del liberty.