Abusi sessuali su alunni: arrestata a Castellammare la professoressa picchiata dai genitori

di Redazione

Un’insegnante di sostegno della scuola “Salvati” di Castellammare di Stabia (Napoli) è stata arrestata questa mattina dai carabinieri con l’accusa di abusi sessuali nei confronti di alcuni alunni. Si tratta della stessa docente che, lo scorso novembre, era stata aggredita da alcuni genitori dell’istituto dopo che avevano scoperto della vicenda.

Da allora sono partite le indagini da cui è emerso che, dall’ottobre del 2023, l’insegnante avrebbe condotto i minori in una saletta della scuola, mostrando loro del materiale pornografico e intrattenendo con loro anche discussioni di natura sessuale. Non solo. La docente avrebbe anche incoraggiato gli alunni a scambiarsi effusioni sessuali e, in particolare, avrebbe abusato di uno di loro praticandogli un rapporto orale. In caso di rifiuto, avrebbe minacciato i ragazzi parlando di bocciature o segnalazioni.

Solo grazie alla sospensione di uno studente, le vittime hanno trovato il coraggio di rivelare quanto accaduto ai genitori, supportando le loro affermazioni con messaggi scambiati sui social e in chat. I carabinieri hanno sequestrato il telefono della docente: all’interno sono stati trovati messaggi vocali e materiale pornografico, come raccontato dai ragazzi. La donna è stata condotta nel carcere femminile di Benevento.

“Le condotte contestate all’indagata – rende noto il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso – per la loro estrema, intrinseca, gravità e per la loro incidenza negativa sull’equilibrio psicofisico dei minori, hanno reso necessaria l’adozione della più grave tra le misure cautelari, quella della custodia in carcere, peraltro prevista obbligatoriamente per legge per il reato di violenza sessuale in presenza di esigenze cautelari non diversamente tutelabili, in quanto ritenuta l’unica in grado di arginare il pericolo di reiterazione dei reati. Tutto ciò anche in considerazione del fatto che, da un lato, la docente è ancora formalmente in servizio presso l’istituto scolastico e, dall’altro, la meno afflittiva misura degli arresti domiciliari non avrebbe consentito di inibirle effettivamente l’utilizzo della rete internet, con il conseguente pericolo di avere con altri minori ulteriori contatti analoghi a quelli per cui si procede”.

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