Sono arrivati in carcere a Cosenza per l’interrogatorio di garanzia e l’udienza di convalida Moses Omogo Chidiebere e Rosa Vespa, di 43 e 51 anni, marito e moglie, lui di origini nigeriane e lei italiana, accusati di aver rapito la neonata di appena un giorno, ritrovata dopo tre ore dalla Polizia. Prima dei coniugi sono entrati nel carcere Sergio Cosmai, dove si è svolta l’udienza di convalida, i loro legali, gli avvocati Gianluca Garritano e Teresa Gallucci.
L’accusa nei confronti di Rosa Vespa e Acqua Moses è di sequestro di persona. La dinamica del rapimento è stata ricostruita grazie alle immagini riprese dalle telecamere di sicurezza della clinica. Il gip, all’esito dell’interrogatorio di garanzia, ha disposto la scarcerazione dell’uomo. “Il mio assistito – ha detto il suo difensore, Gianluca Garritano – è stato creduto totalmente perché lui stesso ha ritenuto credibile la gravidanza portata avanti dalla moglie. Ci sono anche delle foto che ritraggono Moses mentre bacia la pancia della moglie”. “Rosa Vespa – ha aggiunto l’avvocato Garritano – aveva un pancione credibile che la faceva sembrare incinta. Ha mostrato al marito anche una lettera di dimissioni dalla clinica”.
Moses Omogo Chidiebere ha già lasciato il carcere di Castrovillari, dov’era detenuto. I coniugi hanno risposto alle domande poste loro dal gip e dal sostituto procuratore Tridico, senza avvalersi della facoltà di non rispondere. L’interrogatorio è durato circa quattro ore. Rosa Vespa su molti aspetti non ha saputo dare alcuna spiegazione delle motivazioni del rapimento. Il suo racconto è stato interrotto anche da momenti di pianto in cui la commozione ha preso il sopravvento. Vespa ha detto di non aver pianificato alcun rapimento, ma dal suo racconto è emerso che ha finto una gravidanza per nove mesi. Da qui l’acquisto di indumenti per il bimbo, dei decori, le foto e i post. La donna ha escluso un coinvolgimento di terze persone ed ha precisato che non ha mai voluto farle del male.
Gli investigatori della Squadra mobile, intanto, stanno indagando per chiarire tutti gli aspetti della vicenda, a cominciare dal ruolo avuto da Moses. L’uomo, al momento dell’arrivo della Polizia nel suo appartamento, mentre era in corso una festa per l’ingresso in casa di quello che, secondo Rosa, doveva essere suo figlio Ansel, è apparso sorpreso di quanto accaduto ed avrebbe detto di non sapere che dentro la tutina azzurra non c’era suo figlio ma Sofia, la neonata rapita poco prima nella clinica Sacro Cuore. Secondo alcune testimonianze raccolte tra conoscenti e familiari della coppia, Rosa Vespa avrebbe simulato per nove mesi una gravidanza, fino ad annunciare su Facebook, l’8 gennaio scorso, la nascita di Ansel. Ai familiari, in quei giorni, avrebbe detto che andava a partorire da sola perché c’erano dei casi Covid in clinica e, successivamente, che il bambino era rimasto in clinica per degli accertamenti. Un racconto tutto da verificare e sul quale stanno lavorando gli investigatori. Gli accertamenti in corso riguardano anche la struttura sanitaria. Troppo facile, hanno sostenuto gli investigatori, entrare, ma soprattutto uscire con una neonata in braccio.