Gricignano (Caserta) – “Verità e Giustizia per Patrizio Spasiano”. E’ quella che chiede “Potere al Popolo” che ha promosso, per giovedì 27 febbraio, alle ore 9.30, una manifestazione davanti allo stabilimento della FrigoCaserta, a Gricignano di Aversa, dove lo scorso 10 gennaio è deceduto il 19enne operaio napoletano, investito da una fuga di ammoniaca, mentre effettuava una manutenzione per conto di una ditta esterna. Pochi giorni prima, sempre nella stessa azienda, trovò la morte Pompeo Mezzacapo, 39enne di Capodrise, rimasto schiacciato da un muletto.
“Patrizio non doveva essere lì”, gridano gli organizzatori, che fanno sapere: “Noi saremo fuori alla fabbrica dove Patrizio ha perso la vita a soli 19 anni per l’assenza di misure di sicurezza, tutele e controlli indispensabili alla salute dei lavoratori. Mentre le indagini giudiziarie procedono, noi conosciamo già la verità di un paese che uccide, sfrutta e ammala ogni anno migliaia di lavoratori”.
La morte di Patrizio, sottolineano, “non è un caso: le tutele per lavoratori e lavoratrici, italiani e stranieri sono sempre più insufficienti e la crescente precarizzazione dei contratti diminuisce la capacità di ribellarsi ai propri datori di lavoro. Patrizio, come tanti noi, lavorava per una paga misera. La sua posizione di tirocinante gli permetteva di portare a casa soltanto 500 euro al mese. Una paga da fame se si pensa che a Patrizio è stato costretto a lavorare come un operaio a tutti gli effetti, nonostante il suo contratto prevedesse soltanto mansioni legate alla formazione. Come Patrizio, tanti giovani e giovanissimi lavorano in condizioni di estremo sfruttamento, spesso senza alcun contratto e tutela dell’incolumità e della salute di chi svolge le sue mansioni (e oltre)”.
“Pretendiamo verità e giustizia, vogliamo – chiedono da Potere al Popolo – maggiore controllo sui tirocini e su tutte le forme di lavoro precarie di questo paese. Vogliamo l’introduzione del reato di “omicidio sul lavoro” per gridare che queste morti non sono semplici ‘incidenti’ o ‘tragedie’, ‘morti bianche’ come spesso sono chiamate da una certa stampa e da un ceto politico che intende nascondere la violenza connessa allo sfruttamento e alle dinamiche lavorative”.