Aversa, colpo alla Banca Popolare di Bari: arrestato il secondo rapinatore

di Redazione

Aversa (Caserta) – Una rapina violenta, un sequestro di persona e un’indagine meticolosa che ha portato all’arresto di un pericoloso criminale. Era il 5 gennaio 2024 quando due uomini armati fecero irruzione nella filiale di Aversa della Banca Popolare di Bari, situata in via Saporito. Sotto la minaccia di una pistola, costrinsero i dipendenti a consegnare tutto il denaro contenuto nella cassaforte, per poi fuggire rapidamente.

Le indagini dei carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Aversa, coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, hanno permesso di identificare e fermare uno dei due responsabili pochi giorni dopo l’evento. Tuttavia, il suo complice è rimasto nell’ombra per mesi. Ma le ricerche non si sono fermate e, il 5 febbraio scorso, gli investigatori hanno stretto il cerchio attorno a M.G., un napoletano di 38 anni, arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari.

Le accuse nei suoi confronti sono pesanti: rapina aggravata, sequestro di persona, porto e detenzione abusiva di armi e ricettazione. Le indagini, condotte tra gennaio e ottobre 2024, hanno permesso di raccogliere gravi elementi di colpevolezza, collegando l’uomo non solo alla rapina di gennaio, ma anche a un altro episodio criminale avvenuto il 27 marzo dello stesso anno. In quella circostanza, infatti, il direttore della stessa filiale bancaria venne sequestrato al suo arrivo nei pressi dell’agenzia e costretto con la forza a salire in auto. Sotto la minaccia di un’arma, i rapinatori cercarono di estorcergli l’accesso ai contanti custoditi in banca. Il loro piano, tuttavia, fallì grazie all’immediata reazione delle forze dell’ordine: le ricerche tempestive indussero i malviventi a rilasciare il direttore qualche ora dopo, a Napoli, prima di riuscire a completare il colpo.

L’arresto di M.G. è frutto di un’attività investigativa complessa e articolata. Gli inquirenti hanno incrociato i dati provenienti dalle telecamere di videosorveglianza pubbliche e private, le testimonianze delle vittime e di altri presenti sul luogo, oltre ad aver effettuato un’attenta analisi dei tabulati telefonici e delle intercettazioni. Tutti questi elementi hanno ricostruito in maniera dettagliata la dinamica dei crimini, convincendo il gip a emettere il provvedimento restrittivo richiesto dalla Procura. IN ALTO IL VIDEO

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