Mafia, maxi operazione a Palermo: 183 arresti. Il bosso nostalgico: “Oggi subito si pentono”

di Redazione

1200 i carabinieri impegnati nell’operazione antimafia che ha disarticolato diversi mandamenti mafiosi di Palermo e provincia. Eseguiti 183 provvedimenti restrittivi, tra ordinanze di custodia cautelare e fermi disposti dalla Procura. Colpiti i mandamenti di Porta Nuova, Pagliarelli, Tommaso Natale-San Lorenzo, Santa Maria del Gesù e Bagheria.

In azione militari di diversi comandi provinciali della Sicilia e del reparto Anticrimine del Ros di Palermo, con il supporto dei ‘baschi rossi’ dello squadrone eliportato Cacciatori di Sicilia, del 12esimo Reggimento ‘Sicilia’ e del 14esimo Battaglione ‘Calabria’. I numeri imponenti dell’inchiesta coordinata dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo riportano alla mente una delle operazioni antimafia entrante nella storia della lotta a Cosa nostra: il blitz di San Michele, scattato nella notte tra il 28 e il 29 settembre del 1984 dopo le rivelazioni del boss Tommaso Buscetta al giudice Giovanni Falcone. In quell’occasione l’allora Ufficio Istruzione di Palermo fece scattare 366 mandati di cattura.

Le accuse – Gli arrestati di oggi sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, estorsioni (consumate o tentate) aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico di droga, favoreggiamento personale, reati in materia di armi ma anche contro il patrimonio e la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo.

Telefoni criptati – Telefoni cellulari di ultima generazione con applicazioni in grado di evitare le intercettazioni per comunicare liberamente sono stati usati da alcuni degli arrestati nell’operazione antimafia scattata nella notte a Palermo. Il particolare emerge dalle indagini coordinate dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Marzia Sabella. Boss e gregari utilizzavano dei cellulari con installati dei sistemi di crittografia superiori a quelli normalmente presenti sul mercato.

Comunicazioni dal carcere – L’indagine ha fatto emergere la possibilità di introdurre negli istituti penitenziari d’Italia minuscoli apparecchi telefonici e migliaia di sim card al fine di neutralizzare le attività di intercettazione. Questa circostanza “ha consentito ai detenuti, dalle loro celle, di continuare ininterrottamente la militanza mafiosa – evidenziano i carabinieri -, seppure in videochiamata”.

Il boss nostalgico: “Oggi subito si pentono” – Tra gli atti d’indagine emerge anche la “nostalgia” per la mafia e i boss di Cosa nostra d’un tempo dei nuovi padrini. “Il livello è basso oggi arrestano a uno e si fa pentito; arrestano un altro…livello misero, basso, ma di che cosa stiamo parlando? – dice il capomafia di Brancaccio, Giancarlo Romano, non sapendo di essere intercettato – Io spero sempre nel futuro, in tutta Palermo”.

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