Un semplice controllo di routine della Polizia Locale di Afragola (Napoli) si è trasformato in un caso di diffamazione sui social, con conseguenze legali per un cittadino. Il comandante della Polizia Locale, colonnello Antonio Piricelli, ha infatti sporto denuncia dopo aver letto alcuni post offensivi pubblicati su un gruppo Facebook locale, mirati a screditare il lavoro degli agenti.
Tutto ha avuto inizio con un posto di controllo effettuato dai poliziotti locali, durante il quale è stata esaminata la documentazione di un veicolo. Gli agenti hanno accertato che il conducente non era in possesso del libretto di circolazione originale, ma solo di una fotocopia. Di conseguenza, nel rispetto dell’articolo 180 del Codice della Strada, è stata elevata una sanzione e concesso un termine di trenta giorni per presentare il documento originale presso un organo di polizia.
A seguito di questa normale procedura, un cittadino ha deciso di sfogare la propria frustrazione su Facebook, pubblicando un post carico di accuse diffamatorie nei confronti degli agenti coinvolti. Il messaggio ha rapidamente generato una serie di commenti, alcuni dei quali contenenti offese e frasi pesanti, non solo nei confronti dei singoli agenti, ma anche dell’intero Corpo della Polizia Locale di Afragola.
L’episodio non è passato inosservato agli occhi del comandante Piricelli, che ha deciso di agire per vie legali. Considerata la gravità delle affermazioni pubblicate, ha sporto denuncia nei confronti dell’autore del post, avviando un’indagine per identificare eventuali altri responsabili.
L’uso irresponsabile dei social media, spesso percepiti come un luogo di sfogo senza conseguenze, si scontra con la realtà delle norme giuridiche vigenti. Diffamare pubblicamente un’istituzione o dei suoi rappresentanti può avere conseguenze legali significative, come dimostra questo caso.
Il comandante Piricelli ha ribadito l’importanza del rispetto per il lavoro svolto dagli agenti, che ogni giorno operano per garantire sicurezza e legalità sul territorio. La vicenda rappresenta un monito per tutti coloro che pensano di poter esprimere accuse infondate e offensive online senza doverne rispondere.
Le indagini proseguono per individuare altri utenti che potrebbero aver contribuito alla diffusione di contenuti diffamatori, dimostrando che la tutela della dignità e della professionalità delle forze dell’ordine resta una priorità.